Rimane in manette anche Martino Carmelo Sanfilippo, ritenuto fedelissimo del clan dei Cursoti Milanesi. L'uomo si sarebbe autoaccusato aiutando gli investigatori a ricostruire la dinamica della sparatoria
Scontro Cursoti-Cappello, tre fermi non convalidati Resta in carcere «l’ideatore e istigatore» Di Stefano
Diciotto pagine per mettere un primo punto fermo nello scontro a fuoco tra i clan Cappello e Cursoti Milanesi. Una storia di vecchi rancori e rivalità mafiosa culminati nella sparatoria in cui nel pomeriggio dell’otto agosto sono stati uccisi Enzo Scalia e Luciano D’Alessandro. Alla vigilia di Ferragosto è scattato il provvedimento di fermo nei confronti di cinque persone.
Alla fine la gip Marina Rizza ha disposto la convalida solo per due dei cinque indagati, si tratta di Carmelo Di Stefano, ritenuto figura di spicco del clan dei Cursoti Milanesi e Martino Carmelo Sanfilippo, suo uomo di fiducia.
Proprio quest’ultimo, una volta in carcere, sembra che abbia deciso di collaborare con gli investigatori per ricostruire il quadro di un regolamento dei conti nato, pare, dopo una spedizione punitiva ai danni di un commerciante, che si sarebbe potuto anche concludere con un bilancio di vittime più pesante.