Parole dure quelle spese dal prefetto nella sua relazione al ministero dell'Interno. Saltano le elezioni di ottobre, il Comune sarà guidato dall'ex questore di Palermo Guido Longo, affiancato da Maria Baratta e dalla funzionaria economico finanziaria Isabella Giusto
Partinico, ecco i tre commissari: resteranno per 18 mesi «Contatti con criminalità hanno caratterizzato vita politica»
Il ministero dell’Interno ha nominato i tre commissari prefettizi che si insedieranno al Comune di Partinico che, qualche giorno fa, è sciolto per infiltrazioni mafiose. Si tratta del prefetto in pensione Guido Nicolò Longo, già questore di Palermo, oltre che di Caserta e Reggio Calabria ed ex dirigente di squadra mobile, Dia e Servizio centrale; della viceprefetta aggiunta Maria Baratta e della funzionaria economico finanziaria Isabella Giusto.
Una decisione, quella di sciogliere il consiglio comunale di Partinico, accelerata dall’approssimarsi delle elezioni comunali, che erano previste per il prossimo ottobre. Nella richiesta al ministro si fa, infatti, espresso riferimento al fatto che la decisione sarebbe dovuta arrivare almeno trenta giorni prima della data prevista per il voto, in modo da non «instillare false speranze nei candidati».
Adesso, i tre commissari avranno il compito di guidare il Comune per almeno 18 mesi. Salta dunque l’appuntamento con le urne. Alla base dello scioglimento, i continui rapporti emersi tra membri del Consiglio comunale e personaggi coinvolti in due delle ultime grosse operazioni di polizia andate in scena nel grosso Comune del Palermitano: Kelevra e Game Over, otre che nei blitz The End, Terra bruciata e Nuovo mandamento.
In particolare, durante le indagini di Game Over, «sono emersi pregiudizievoli collegamenti tra esponenti della compagine di governo dell’ente ed elementi della criminalità organizzata locale – si legge nella relazione – Fonti tecniche di prova hanno disvelato sia l’interesse di un pregiudicato, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso, a ottenere la nomina di un consigliere alla carica di presidente del consiglio comunale».
Trovata anche una sospetta «convergenza di interessi tra soggetti affiliati al citato mandamento mafioso e un ulteriore consigliere comunale, nonché i “rapporti amicali” tra un esponente di vertice del mandamento e quest’ultimo». Vicende che secondo il prefetto «hanno caratterizzato la vita politica dell’amministrazione eletta nel 2018, con un sindaco non sostenuto dalla sua stessa maggioranza consiliare in relazione all’adozione di provvedimenti essenziali per il ripristino della legalità e per il risanamento finanziario del Comune». Un sindaco, Maurizio De Luca, che prima ha provato a restare in sella con un rimpasto che ha stravolto la giunta, ma è stato costretto a rassegnare le proprie dimissioni poche settimane dopo.