Il sindaco catanese, da ieri sospeso dopo la condanna in primo grado per peculato, affida a un lungo post su Facebook le proprie riflessioni. E si autopromuove per i risultati raggiunti in questi due anni alla guida della città
Pogliese rilancia la sfida da capitano non giocatore «Richiesta dimissioni? Sciagurati, non sono Schettino»
«Io non sono Schettino». Che Salvo Pogliese di scendere dalla nave non ci pensasse è stato chiaro sin dai minuti successivi alla sentenza di condanna per le spese pazze all’Ars. Ritenuto colpevole di essersi accaparrato fondi pubblici destinati ai partiti e di averli usati per questioni private, il sindaco di Catania si è proclamato innocente e sicuro di riuscire a convincere di ciò anche i tribunali. Nell’attesa rimarrà dietro le quinte, dove è stato posto in maniera coatta dalla prefettura così come previsto dalla legge Severino, ma comunque nella cabina di comando dell’amministrazione comunale. La posizione è stata ribadita anche oggi con un lungo post su Facebook, dove Pogliese si è detto stupito del «dover dare conto della mia adamatina dirittura morale».
«Il commovente affetto che in ogni modo possibile mi viene tributato in queste ore da tantissimi catanesi, mi risarcisce dalla grande amarezza per una sentenza profondamente ingiusta e sbagliata che ho dovuto subire, ma che rispetto e osservo – scrive il sindaco che per 18 mesi sarà sospeso dalla carica -. La sfida in cui mi sono cimentato nel giugno 2018 per salvare Catania dal disastro in cui era precipitata, mi richiama a rinnovare il gesto d’amore verso la mia città». Dopo avere ricordato che per diventare sindaco di Catania ha rinunciato al posto di eurodeputato a Strasburgo – «con una contestuale decurtazione dell’80 per cento della mia indennità e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito» -, Pogliese ha difeso l’operato della giunta in questi due anni: «Abbiamo corretto la rotta di una barca in balia del mare in tempesta per un dissesto decretato dalla Corte dei conti ancora prima del mio insediamento», si legge nel post.
Positivo anche l’autovalutazione sul fronte dell’emergenza sociale ed economica: «Abbiamo salvato la città», si spinge a dire, facendo riferimento a «quel famoso emendamento al decreto crescita che ha evitato 1300 licenziamenti e la mancata erogazione per sei mesi di cinquemila stipendi» e alla stabilizzazione di duecento precari. La promozione a pieni voti della giunta Pogliese – secondo Pogliese – passa anche dalla prossima assunzione di trenta vigili urbani, dall’approvazione delle linee guida del piano regolatore che manca da cinquant’anni, dall’aumento degli introiti dalla tassa di soggiorno e dall’impegno in tema offerta ricreativa. Tra concerti e mercatini. «Abbiamo affrontato l’emergenza del Covid 19 aiutando concretamente i catanesi in difficoltà», ricorda ancora il sindaco sospeso.
Tutti punti che fanno sì che chiunque possa avere ipotizzato le dimissioni vada ad alimentare il gruppone formato da «sciagurati e irresponsabili». «Per me sarebbe molto più semplice abbandonare la nave nel mare in tempesta per dare serenità a me stesso e alla mia famiglia – assicura – ma l’interesse della mia amata Catania mi spinge a fare altro e io non sono Francesco Schettino!».
Infine un ringaziamento e incoraggiamento personale a ognuno degli assessori. A partire da Roberto Bonaccorsi, che nei panni di vicesindaco sarà chiamato a guidare la giunta. «Personalità di rara competenza, serietà e rigore», è il profilo che traccia Pogliese, il cui posto per il momento sarà quello di «capitano non giocatore».