Nelle carte dell'inchiesta antimafia Camaleonte decine di pagine sono dedicate all'esportazione verso l'ex colonia inglese. «Quattro o cinque» sarebbero i più grossi importatori con richieste quasi settimanali. «C'è una guerra», dicevano
Gli affari a Malta, così la mafia riempie l’isola di droga Telefoni BlackBerry, corrieri e catanesi d’esportazione
«Io chiacchiere non ne voglio sentire. Dobbiamo avvulare». Un affare che ti mette le ali e che fa rima con un canale di rifornimento paragonabile a un tesoro. Succede nel 2017 quando Luigi Scuderi si siede, faccia a faccia, con con Alfio Strano, originario di Catania, una villa nella collina di Vampolieri ma con base di riferimento a Malta. L’incontro è una miniera d’oro di dettagli e aneddoti, e viene messo nero su bianco, dagli agenti di polizia, in una lunga intercettazione ambientale finita nelle carte dell’indagine Camaleonte. Gli investigatori sono convinti che dietro quella chiacchierata ci fosse un vero e proprio piano per riempire di droga Malta. Un rifornimento di stupefacenti costante, da assicurare con una cadenza quasi settimanale, per tentare di avere il monopolio nell’isola.
I detective annotano i movimenti dei corrieri della droga e diversi rifornimenti negli ultimi anni sono stati bloccati, ma questo non basta. Da Malta la richiesta è continua: marijuana, cocaina e hashish. Gestita da chi? Diversi passaggi dell’intercettazione tra l’emissario dei catanesi e l’uomo accusato di curare gli interessi della droga per il boss Mario Strano sono omissati. Di certo c’è che nell’ex colonia inglese sono «quattro o cinque quelli grossi», diceva Strano, e per soddisfare le loro richieste «c’è una guerra». La stessa in cui avrebbe cercato di ritagliasi un ruolo anche Cosa nostra palermitana.
Etienne è un nome come tanti e non è chiaro chi sia davvero. Ma nelle intercettazioni per esempio si fa riferimento anche lui come possibile collegamento dei catanesi a Malta. Così come «l’uomo tatuato», pure lui, almeno per il momento, non identificato. Secondo la ricostruzione della procura di Catania le comunicazioni più importanti avvengono tramite delle utenze citofono, cioè dei numeri utilizzata in via esclusiva per ordinare la droga. L’importante è che siano tutti degli smartphone BlackBerry così da potere utilizzare i messaggi pin to pin. Una tecnologia che prevede la possibilità di scambiarsi comunicazioni scritte attraverso un particolare sistema ideato della casa madre basato sulla cifratura dei testi.
Un dispositivo di questo sarebbe stato fornito anche ai due uomini, originari di Malta, che avrebbero fatto da collegamento con i catanesi. Si tratta di Michael Aquilina e Gordon Schembri, entrambi indagati e protagonisti di alcuni viaggi in Sicilia che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati legati a forniture di droga. Entrambi sono stati arrestati nel 2018 dopo essere stati sorpresi dalla polizia maltese con 32 chili di marijuana e 42mila euro in contanti. Con loro anche un uomo siciliano, Salvatore Coco, che avrebbe fatto da corriere dalla Sicilia verso Malta per un compenso di mille euro. Aquilina qualche mese prima – settembre 2017 – era già finito in manette insieme a una ragazza italiana di 22 anni. In quella occasione la droga ammontava a 70 chilogrammi. Il periodo è lo stesso in cui Alfio Strano veniva beccato insieme al figlio Francesco con sei chili di marijuana.
Ma alla base di ogni affare che si rispetti c’è il prezzo di vendita e Luigi Scuderi sarebbe stato disposto a scendere quello dell’hashish fino a 1200 euro al chilo anziché 2000 euro. «A me interessa il business – spiegava mentre le microspie registravano – i soldi alla mano e io ti scendo i prezzi. Come te la do io non te la darà mai nessuno». Scuderi però non si sarebbe mosso da solo e come referente a Malta avrebbe incaricato Alfredo Treccarichi. Il clan dei Cappello quando si tratta di droga si muove come un grande azienda di logistica con decine di corrieri pronti a rischiare. Uno dei tanti di cui si parla nelle intercettazioni, pur non essendo indagato in questo procedimento, è l’ex consigliere comunale di Siracusa Tony Bonafede. Nelle carte dell’inchiesta sono tre i metodi più utilizzati per trasportare lo stupefacente: occultato dentro le ruote delle macchine, quello attraverso motoscafi veloci e, infine, attraverso dei camion che periodicamente partono da una nota azienda di giocattoli etnea alla volta di Malta. Gli affari sull’asse Sicilia-Malta continuano.