Il video tormentone con cui il giornalista leader del movimento Fare per Fermare il declino si scaglia contro quello che è stato individuato nel rettore dell'Università di Catania è l'argomento del giorno nel mondo accademico etneo. Chi sarà il professore associato che sarebbe stato minacciato da Recca? Ctzen ha ristretto la lista dei nomi, mentre tra molti docenti questa storia non sorprende. «Ha minacciato tutto l'ateneo con le linee guida comportamentali, ora ci meravigliamo che lo faccia con un solo collega?», spiega Marisa Barcellona
Giannino vs Recca, caccia al prof escluso I docenti: «Possibile, non c’è da stupirsi»
«Pazzesco, ho trovato ottanta email su questa storia di Giannino contro Recca, manco fossimo su Chi o Vogue». Tra i docenti dell’Università di Catania il «Taci miserabile» con cui, dal palco di Milano, il giornalista Oscar Giannino, leader del movimento politico Fare per Fermare il declino, si rivolge a un anonimo rettore individuato nel Magnifico dell’ateneo catanese Antonino Recca, è l’argomento del giorno. Quando Marisa Barcellona, ordinaria di Biochimica, arriva all’incontro organizzato da Catania città aperta a cui partecipano altri docenti, non riesce a trattenersi dal commentare il video, diventato ormai un tormentone sul web. «Tutti a chiedersi chi è questo professore associato che sarebbe stato minacciato dal rettore – spiega – ormai siamo al gossip. E’ una cosa gravissima, ma sinceramente non capisco cosa ci sia da stupirsi: Recca ha minacciato tutto l’ateneo con le linee guida comportamentali, ora ci meravigliamo che lo faccia con un solo collega, peraltro prono».
A poco è valsa la smentita di Recca. Molti reputano la vicenda «verosimile» e «plausibile». Ma piovono critiche anche sul professore associato che avrebbe rinunciato alla candidatura, dopo le pressioni del magnifico. «Non mi sono mai fidato di Recca ma ho sempre odiato i codardi – scrive Matteo Iannitti, portavoce del movimento studentesco e militante di Rifondazione comunista – quelli del “resto cauto”, quelli che vendono la propria voce per un piatto di lenticchie. Ma non posso sopportare l’omertà, la piccolezza di un professore universitario (docente, intellettuale) che non trova il coraggio di dire al suo rettore in scadenza di mandato: “Io mi candido lo stesso”». Lo stesso Recca ha commentato lo stato di Iannitti, definito dal rettore «un uomo» nonostante la diversità di opinioni, e ha specificato che l’unica comunicazione di candidatura proveniente dal mondo accademico è stata quella di Tino Vittorio. «Mi ha parlato di una candidatura con Giustizia e Libertà e si è effettivamente candidato dopo i miei auguri», ha scritto Recca.
Resta il mistero sul protagonista di questa vicenda, il professore associato caldamente invitato a fare un passo indietro dal rettore di una città del Sud Italia candidato con il premier Monti, secondo il racconto di Giannino. Tra i settantamila firmatari del manifesto politico di Fare per fermare il declino, sono diciassette i nomi che specificano di far parte dell’Università di Catania. Cinque di questi sono registrati sul sito del Ministero dell’università, dove compaiono gli elenchi completi di tutti i professori ordinari e associati e i ricercatori a tempo determinato degli atenei italiani.
Si tratta dei docenti ordinari Roberto Cellini, del dipartimento Economia e impresa, e Ugo Chiacchio, del dipartimento di Scienze del farmaco. C’è il ricercatore di Scienze politiche e sociali, Guido Nicolosi. E infine ci sono due professori associati: Davide Rizzotti, del dipartimento Economia e impresa, e Attilio Luigi Maria Toscano, di Gestione dei sistemi agroalimentari ed ambientali. Ma non è escluso che il candidato in questione non figuri tra i firmatari o, semplicemente, non abbia specificato il proprio luogo di lavoro. Difficile dirlo sui quasi 400 docenti associati dell’ateneo catanese.
«Non ho la più pallida idea di chi possa essere – ammette Giacomo Piganataro, docente di Economia e candidato alla carica di rettore dell’università di Catania – Se i fatti fossero veri sarebbe molto grave. Ancora una volta il coinvolgimento della nostra istituzione in una questione politica di questo tipo rischia di portare l’università verso una deriva che non merita». Per Antonio Pioletti, professore di Filologia romanza ed ex prorettore del Magnifico Recca, «non è una vicenda interessante». «Sono ben altri – spiega – i problemi dell’università italiana, questa campagna elettorale è già stata segnata da troppe polemichette». «Non ne so molto – aggiunge Nunzio Famoso, ex preside della facoltà di Lingue – ma quando Recca ha saputo che mi volevo candidare a sindaco di Catania ha detto di essere sconvolto».
I più fermi oppositori di Recca degli ultimi anni, dal movimento studentesco catanese al coordinamento unico d’ateneo, stavolta non attaccano frontalmente il rettore. Un po’ per l’accusa di codardia nei confronti del professore associato protagonista della vicenda, un po’ perché il movimento di Giannino non è ben visto da questa parte del mondo accademico catanese. Un po’ anche perché questa storia, dal loro punto di vista, continua ad avere dei lati oscuri. «Mi risulta strano, conoscendolo, che Recca si esponga così esplicitamente», spiega Gianni Piazza, ricercatore di Scienza politica. «Stiamo parlando di una lista che qui prenderà davvero pochi voti – conclude Iannitti – fosse stato il Pd o il Pdl, ma Fermare il declino… Come mai allora a Maurizio Caserta è stato permesso di candidarsi a sindaco di Catania?»