Tutti i partiti avevano sostenuto un ddl per spostare la data delle elezioni. Una volta in commissione, però, gli uffici hanno chiarito un dubbio di natura tecnica riguardanti i Comuni coinvolti alle Amministrative e la proposta è stata bocciata
Ex province, l’assessora Grasso conferma le elezioni «Partiti hanno proposto rinvio e poi lo hanno bocciato»
«I partiti avevano proposto il rinvio e gli stessi partiti hanno fatto marcia indietro bocciandolo». L’assessora regionale alle Autonomie locali Bernadette Grasso torna sul caso del voto delle ex province, fissato dal governo Musumeci il 19 aprile, e rivendica la linea «sempre coerente» dell’esecutivo: «Governo battutto? Tutto il contrario. La nostra posizione – spiega a MeridioNews – l’abbiamo ribadita più volte, pubblicamente e nelle sedi istituzionali, siamo sempre stati per votare il 19 aprile. Anche in conferenza di capigruppo, quando tutti i partiti hanno chiesto la proroga del voto, noi abbiamo espresso la nostra contrarietà».
Facciamo un passo indietro: a gennaio il governo regionale con una delibera di giunta fissa le elezioni di secondo livello (non votano i cittadini, ma i sindaci e i consiglieri dei Comuni) il 19 aprile, mettendo in atto quanto deciso dalla stessa Assemblea regionale che aveva indicato una finestra possibile per il voto dall’1 al 30 aprile. La decisione, però, non convince i partiti che unanimamente sostengono un ddl per il rinvio. Quando, però, la proposta di legge arriva in commissione Affari istituzionali viene bocciata con il voto contrario di Pd e Movimento 5 stelle e l’astensione dei partiti della maggioranza.
«C’era un dubbio di natura tecnica che è stato chiarito dagli uffici – spiega Gianina Ciancio, deputata pentastellata membra della commissione Affari istituzionali – a questo punto rinviare sarebbe una presa in giro. Meglio mettere un punto e affrontare così i problemi delle ex province. Chi insiste con la proroga lo fa per calcolo politico». Più critico il capogruppo di Italia Viva, Nicola D’Agostino, secondo cui «prima di votare serirebbe una riflessione più ampia sul futuro e sulle competenze rimaste a questi enti».
Il nodo tecnico che aveva spinto tutti i partiti ad appoggiare inizialmente il rinvio riguardava il rischio di lasciare senza rappresentanza gli 800mila siciliani residenti nei 66 Comuni chiamati tra maggio e giugno (data ancora da fissare) a rinnovare sindaci e consigli. Secondo l’interpretazione data dai partiti di maggioranza, la legge contempla la possibilità di candidarsi alle elezioni di secondo livello soltanto se si hanno almeno 18 mesi di mandato elettorale da completare. Per cui i consiglieri e i sindaci uscenti non potrebbero candidarsi e i nuovi non saranno ancora stati eletti. In realtà è stato chiarito che le cose non stanno così. «Non si potranno candidare solo i sindaci – spiega l’assessora Grasso – i consiglieri comunali uscenti sì. Se poi venissero eletti nel consiglio delle ex province e invece non venissero confermati alle Amministrative del mese dopo, decadrebbero dalla carica facendo salire il primo dei non eletti nella loro lista».
Che fine farà adesso il ddl sul rinvio? Nella maggioranza, in primis l’Udc, rimane chi vorrebbe riproporlo. L’assessora regionale Grasso, però, precisa che «per essere riportato in aula dovrà comunque passare dalla conferenza dei capigruppo. Se lì ci sarà accordo sulla bocciatura, non ci sarà bisogno di discuterlo nuovamente in assemblea».