Ragazzini scomparsi da Casteldaccia, ripartono indagini Indagato un amichetto dell’epoca. «La mafia non c’entra»

Cartacce di caramelle e di merendine vecchie oltre 27 anni, alcuni immobili e soprattutto due nomi, quelli di Vincenzo Rosselli e dello zio Guido. Ripartono da questi elementi le indagini per fare luce sulla scomparsa di Salvatore Colletta e Mariano Farina, i ragazzini di Casteldaccia di cui si sono perse le tracce il 31 marzo 1992. «Sappiamo che è questo Vincenzo Rosselli che ha dato lo zaino e la coperta a tutti e due», spiega oggi Carmela La Spina, mamma di Salvatore Colletta. Una delle ipotesi che si è fatta strada all’inizio del caso fu quella dell’allontanamento volontario da parte dei due ragazzini, una fuga. «Dobbiamo scappari i casa». L’aveva detto più volte a tutti gli amici il dodicenne Mariano Farina, e alla fine, forse, ci era anche riuscito, insieme al quindicenne Salvatore Colletta, un ragazzino mite, timido, che non sapeva mai dire di no. I due non erano in classe insieme a scuola, ma spesso al pomeriggio giocavano a pallone con altri ragazzini, per le strade di Casteldaccia.

Non sembra stupita, però, di sentire quel nome mamma Carmela. In tempi non sospetti, proprio lei aveva più volte lanciato appelli perché si cercassero gli amici dell’epoca, che avrebbero potuto conoscere dettagli di quell’ultimo giorno mai emersi negli anni. Tra le richieste avanzate dall’ex legale della famiglia Colletta, l’avvocato Giacomo Frazzitta, c’è stata infatti anche quella di risentire proprio gli amici dei due bambini, con la richiesta di interrogarli, «una cosa che andava fatta già 27 anni fa», ha più volte sostenuto mamma Carmela. Vincenzo Rosselli da tempo ha lasciato Casteldaccia per trasferirsi nella vicina Altavilla con la famiglia. «Quasi non lo conosco Rosselli – dice ancora mamma Carmela -, anche all’epoca non c’è stato granché». Nel 1992 Vincenzo Rosselli era appena un 14enne, mentre oggi di anni ne ha 40. Tuttavia, di una cosa mamma Carmela è da tempo convinta, che «la mafia non c’entra niente», una pista che ha sempre reputato un vicolo cieco. 

Tanti, infatti, i suoi appelli perché non si costruissero più «castelli di sabbia» e non si riprendessero «vecchie piste che non hanno nulla a che vedere con la scomparsa dei ragazzi, tra cui quella mafiosa». Proprio quella che «è stata già seguita e non ha portato a nulla. Siamo stanchi di ripetere le stesse cose da 27 anni». «Non conosciamo molti dettagli dell’indagine – conclude la mamma di Salvatore Colletta -, vediamo cosa accadrà adesso». Il filone intrapreso sembrerebbe seguire gli spunti suggeriti, attraverso più passaggi, dalla richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dall’avvocato Frazzitta, ex legale della famiglia Colletta che gli ha improvvisamente revocato l’incarico a indagini in corso. «Quello di Vincenzo Rosselli è uno dei nomi presenti nella mia richiesta di opposizione – spiega -, così come la richiesta di controllare gli immobili e gli appezzamenti di terreno in uso proprio a lui».

Quello che l’avvocato Frazzitta cercava tirando in ballo i beni dell’uomo oggi indagato erano proprio quei reperti su cui a breve verranno eseguiti degli «accertamenti irripetibili». Tutti elementi messi insieme proprio dall’ex legale nella richiesta di opposizione all’archiviazione che porta la sua firma, dopo anni di lavoro e studio su alcuni dettagli del caso mai concretamente approfonditi. «Sono contento che possa esserci una traccia – dice più volte -. Gli atti originali non ce li aveva nessuno, sono dovuto andare a prenderli io in archivio in procura, da lì ho ricominciato a studiare tutto il caso e ho visto che la situazione intorno a Rosselli non quadrava molto. Sono contento delle ultime novità raggiunte in merito al caso».


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