Sotto indagine insieme a moglie e figlio per violazione di segreto d'ufficio e trattamento illecito di dati personali per il caso delle email di propaganda elettorale inviate agli indirizzi di studenti e docenti dell'ateneo di Catania, il collaboratore del Magnifico è stato nominato nuovo direttore del Centro per l'integrazione attiva dell'università etnea. «Uno scandalo nello scandalo» per il Movimento studentesco catanese
Mailgate a Unict, chiuse le indagini Il rettore promuove l’indagato Di Maria
Antonio Di Maria, funzionario dell’Università di Catania, stretto collaboratore del rettore Antonino Recca, è stato nominato nuovo direttore del Cinap, il Centro per l’integrazione attiva e partecipata dell’Ateneo. Di lui si era parlato molto nelle scorse settimane perché, insieme alla moglie Maria Elena Grassi e al figlio Daniele Di Maria, è stato protagonista del caso ribattezzato mailgate: lo scandalo sulla propaganda elettorale inviata agli indirizzi di posta elettronica degli studenti tramite i server dell’ateneo di Catania per promuovere la candidatura della Grassi con l’Udc. Candidatura ora ritirata. Per questo episodio, avvenuto il 17 settembre, i tre sono stati indagati per violazione di segreto d’ufficio e trattamento illecito di dati personali da parte della Procura della Repubblica di Catania.
In questi giorni è arrivato l’avviso di chiusura delle indagini, condotte dal procuratore aggiunto Michelangelo Patané insieme al procuratore capo Giovanni Salvi e con la collaborazione del sostituto procuratore Raffaella Vinciguerra. Adesso si attende il passo successivo della Procura, ovvero una eventuale richiesta di rinvio a giudizio per la coppia e il figlio per una vicenda che ha ancora diversi lati oscuri. Che la mail elettorale a sostegno della candidatura della Grassi sia stata inviata dal figlio Daniele Di Maria utilizzando i server di posta dell’Ateneo di Catania a più di 20mila indirizzi email di studenti e docenti è un dato accertato. Resta da capire come abbia fatto il ragazzo ad accedere a questi indirizzi custoditi nel database dell’università. Al momento, all’interno dell’ateneo, c’è solo un impiegato indagato ed è proprio il marito della candidata Udc Antonio Di Maria. Ma l’ipotesi di un suo eventuale coinvolgimento non sembra aver convinto il rettore. Che del partito della Grassi è stato anche presidente regionale.
Nelle scorse settimane, infatti, dopo che il Magnifico aveva definito l’episodio «una ragazzata», l’Ateneo annunciava una indagine interna su quanto accaduto. Indagine che sembra essersi conclusa in maniera positiva: la promozione di Di Maria a direttore del Cinap, il centro che si occupa dell’accessibilità delle strutture e dei servizi agli studenti diversamente abili, giunta solo giorno 8 ottobre. L’episodio, messo ancora una volta in evidenza dal Movimento studentesco catanese, non ha ricevuto commenti da parte dell’ateneo, anche se gli studenti usano parole durissime. «Uno scandalo nello scandalo, sembra quasi che il Rettore abbia deciso di “premiare” il proprio (indagato) collaboratore e la sua famiglia con una bella promozione: d’altronde i dati utilizzati degli studenti, oltre che per pubblicizzare la candidata Grassi, sono serviti anche a pubblicizzare l’Udc di cui Recca è esponente di primo piano», scrivono gli studenti sul proprio sito, includendo anche una copia del provvedimento di nomina.
Ma i Di Maria potrebbero non essere stati gli unici a utilizzare i dati dell’ateneo per farsi propaganda elettorale. Sembrano essere ancora una volta gli studenti dell’università etnea i destinatari di migliaia di lettere elettorali inviate dal consigliere comunale Giacomo Bellavia, anche lui in corsa come deputato regionale, con il Pdl. Il candidato si dice estraneo alla vicenda, ma alcuni fanno emergere curiose coincidenze: come quella di uno studente «registrato all’anagrafe universitaria con un errore d’ortografia, perfettamente riportato nella lettera di Bellavia», raccontata sul gruppo Facebook dedicato all’episodio.
[Foto di gwen’s river city images]