Padova, le violenze dei poliziotti al bimbo «Basta con la legittimazione degli abusi»

Mentre l’Italia attonita e disgustata guardava il video di un bambino trattato, da appartenenti alla polizia di stato, come una bestia da portare al macello, il questore di quella città – Vincenzo Montemagno, questore di Padova, città capoluogo della provincia in cui si trova Cittadella ndr – minimizzava l’accaduto e parlava di «scandalizzazione creata dalla famiglia materna» (fonte Ansa).

Ho conosciuto personalmente quel questore, persona che mi è stata particolarmente vicina in un momento tragico della mia vita. È una persona seria per questo mi secco ancor di più con lui.

Se in atto vi è una recrudescenza da parte dell’operato di, ormai troppi, appartenenti alle forze dell’ordine è perché questi si sentono comunque tutelati dai propri superiori, anche quando la tutela non dovrebbe essere fatta nei loro confronti, ma nei confronti di chi ha subito i loro abusi. Tutela che si estrinseca in due modi.

Il primo è l’anonimato. Per la vicenda Diaz, ad esempio, la magistratura ha sempre denunziato che la Polizia non collaborò con le indagini. Non indicando i nomi degli agenti che erano entrati nella scuola. E tutto ciò è reso ancora più facile perchè in Italia non è mai stato previsto un codice visibile per gli agenti operanti, al fine di una successiva individuazione.

L’altro modo per la tutela degli intutelabili è la legittimazione, cieca, e quindi odiosa, di ogni loro atto.  La Diaz fu un operazione di polizia e nulla più. Il bambino bestia è stata una spettacolarizzazione e nulla più. Tutto ciò è appunto odioso.

Per questo ad esempio è un dovere democratico pretendere le dimissioni di Giovanni De Gennaro da sottosegretario. De Gennaro, ovvero colui che, capo della polizia durante Genova 2001, inizierà il processo di sminuimento dei fatti, tanto da cadere nel ridicolo e nella vergogna. De Gennaro che consentirà una splendida carriera ai macellai della Diaz. De Gennaro il protettore di una polizia sadica e violenta. Una Polizia che inneggia a Pinochet. Una polizia che non vogliamo.

La mia voce non conta nulla, ma io lo ripeto. Lo ripeto per mia figlia che tra qualche anno andrà ai cortei degli studenti e non voglio che venga manganellata da un poliziotto squilibrato che sa di avere dalla sua il De Gennaro di turno. Lo ripeto perché non voglio più avere il torcicollo delle troppe volte che mi sono voltato dall’altra parte. Lo ripeto perché con il Risorgimento prima e con la Resistenza cento anni dopo, ragazzi ventenni hanno sacrificato le loro vite, per farmi vivere in un paese Libero.
De Gennaro dimettiti.

Goffredo D’Antona

[Foto di Zedc]


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