Movida, fa discutere il pugno duro del Comune I timori dei commercianti: «Vogliamo chiarezza»

Contro la movida selvaggia, il Comune sferra il pugno di ferro scatenando però il caos tra i commercianti. A una settimana dall’entrata in vigore della nuova ordinanza  che inasprisce le sanzioni a carico dei locali notturni che non rispettano le regole su pulizia e decoro, occupazione del suolo pubblico e smaltimento dei rifiuti -, per alcuni, infatti, il nuovo regolamento sarebbe ancora un oggetto misterioso. Al punto che molti di loro affermano di non saperne praticamente nulla, se non quanto appreso dagli organi di informazione. Non è passato inosservato, tuttavia, l’aspetto più controverso del nuovo regolamento: la chiusura del locale per dieci giorni fin dalla prima violazione. Le nuove regole volute dal sindaco Leoluca Orlando, in vigore giovedì scorso, saranno sperimentate per due mesi «in attesa della revisione complessiva dei regolamenti di settore da parte del Consiglio comunale». E in caso di recidiva un ristoratore o il titolare di un pub potrebbe essere costretto a tenere le saracinesche abbassate per un mese intero.

Ad alzare il livello dello scontro le continue lamentele da parte dei diversi comitati di residenti dei quartieri interessati dalla movida, finite sul tavolo del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Antonella De Miro. Un regolamento sulla movida, in effetti, c’era già: approvato a novembre 2015 dal Consiglio comunale, non ha però ottenuto gli effetti sperati. Per questo il primo cittadino ha deciso di rafforzare ulteriormente le sanzioni: dieci giorni di chiusura alla prima violazione, 20 alla seconda, 30 alla terza, in aggiunta alle sanzioni pecuniarie (da 25 a 50 euro, con un minimo di 150 euro per ogni violazione accertata). E le sanzioni saranno applicate «anche nell’ipotesi che l’esercente venga meno agli obblighi di pulizia, decoro degli spazi esterni all’esercizio e di corretto conferimento dei rifiuti prodotti dall’attività».

Intanto, nel primo weekend sono scattate già le prime multe e sequestri in via dei Chiavettieri e a Tommaso Natale. Tempi, duri, dunque, per chi trasgredisce le regole ma anche per chi, banalmente, viene pizzicato dai vigili per la più piccola infrazione. Timori che ieri pomeriggio sono finiti al centro di un incontro, nel cuore di Ballarò, a cui hanno preso parte una ventina di gestori di commercianti. Tra tanti dubbi, l’unica certezza è che «nessuno ha ben chiaro cosa prevede il nuovo regolamento – racconta il proprietario di un noto locale del centro storico – Per questo motivo abbiamo deciso di presentare, la prossima settimana, una richiesta pubblica all’amministrazione con cui chiederemo di essere informati in maniera ufficiale sulle nuove normative in vigore. Dai dehors all’emissione dei decibel, deve essere chiaro cosa cambia rispetto al passato» puntualizza.

Una richiesta che giunge anche da Francesca Leone, proprietaria del ristorante Freschette BioBistrot. «La questione è che si tende sempre a fare una caccia alle streghe in un contesto in cui a pagare sono spesso pochi e, a volte, anche quelli che non c’entrano nulla – lamenta -. Credo poi che il Comune di Palermo, più di pensare a chiudere le attività, dovrebbe creare una vera task force che faccia rispettare per tutti, senza distinzioni, le normative. Altrimenti, il rischio concreto è che a pagare siano sempre gli stessi». Intanto, anche le associazioni di categoria si stanno muovendo in difesa dei diritti dei propri iscritti e non. Come Confcommercio che stamane, nei suo locali, incontrerà gli associati per raccogliere suggerimenti e aggiustamenti da sottoporre la prossima settimana all’assessore alle attività Economiche Leopoldo Piampiano.

«Il problema non è l’ordinanza in sé – afferma Antonio Cottone della Federazione pubblici esercizi Confcommercio Palermo -, è giusto fare pagare chi non rispetta la legge. Semmai, sarebbe più giusto introdurre delle distinzioni con sanzioni progressive: non si può punire alla stessa maniera chi, ad esempio, sfora di 50 centimetri l’occupazione del suolo pubblico rispetto a chi è totalmente abusivo». E tra le proposte, suggerisce il ricorso a una sanzione pecuniaria, anche gravosa, oppure un dimezzamento degli intervalli temporali. Altrimenti, «il rischio è di distruggere il lavoro di tante aziende», conclude.


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