«Si può fare!». È una delle frasi ripetute più spesso dal capo del sodalizio Abdourahmane Siley Seck a dare il nome all'operazione della Digos che ha smascherato un'organizzazione dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Guarda il video
«Soddisfatti o rimborsati» per i documenti falsi I permessi di soggiorno discussi alla Fera ‘o luni
«
Si può fare!». A dare il nome all’operazione della Digos della questura di Catania che oggi ha portato alle misure cautelari per dieci persone (cinque italiane e cinque straniere) è la frase pronunciata più spesso dall’uomo ritenuto il promotore dell’organizzazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per il senegalese Abdourahmane Siley Seck, detto Mario o Cire o Berlusconi, ogni richiesta era fattibile con la «modalità di pagamento soddisfatti o rimborsati». Una vera e propria agenzia di servizi con falsi datori di lavoro, persone disposte a contrarre matrimoni di comodo e pubblici ufficiali infedeli disposti ad attestare falsamente i due requisiti fondamentali per il rilascio del permesso di soggiorno: la titolarità del reddito (attraverso buste paga gonfiate) e la disponibilità di un alloggio idoneo (con ospitanti fittizi e controlli pianificati).
Servizi resi possibili anche grazie all’apporto fornito da due ispettori della polizia municipale,
Attilio Maria Riccardo Topazio e Giuseppe Torre, e dall’addetto al settore Anagrafe del Comune di Catania Michele Sampognaro. «L’ombra della corruzione nella quale ha trovato uno squarcio la solerzia di un responsabile dell’ufficio Anagrafe – spiega il procuratore Carmelo Zuccaro – che, avvertite alcune irregolarità, ha fatto una segnalazione dalla quale sono partite le indagini», durate da maggio a dicembre 2016. «Un periodo in cui, con l’intensificarsi degli sbarchi – sottolineano gli inquirenti – il Cara di Mineo raggiunto il picco di ospiti stranieri». Cosa che avrebbe garantito al sodalizio un giro d’affari di un paio di migliaia di euro al giorno. Le richieste, tra l’altro, sarebbero arrivate da varie parti d’Italia (da Brescia e Bergamo fino a Siracusa) e da altri Stati europei (fra i quali Malta e la Francia).
Ad attirare utenti sarebbe stato anche il comodo metodo di pagamento «soddisfatti o rimborsati»: un acconto da versare subito – ma restituito in caso di mancato rilascio dell’atto amministrativo necessario – e un saldo da consegnare al termine dell’iter. Le tariffe sarebbero state diverse per tipo di pratica (in base alla complessità e alla pericolosità) e anche variabili per la nazionalità del richiedente: dai 20 ai 200 euro per il cambio di residenza, 70 euro per una carta d’identità, dai 250 ai 1000 euro per l’idoneità dell’alloggio, 650 euro per un contratto di lavoro fittizio. Il costo più alto sarebbe stato quello per i matrimoni falsi, fissato in 5.000 euro. Cifre da dividere tra tutti i ruoli che avrebbero reso possibile il servizio. «La cosa più intollerabile – sottolinea il questore Mario Della Cioppa – è che alcuni servitori dello Stato abbiano venduto la loro professionalità al diavolo per pochi spiccioli». In alcuni casi anche solo 50 euro o qualche regalo come occhiali da sole, scarpe e vestiti o cellulari.
Merce recuperata dalle bancarelle della
Fera ‘o luni che sarebbe stato il teatro dell’associazione. Il capo Seck, infatti, di professione fa il venditore di scarpe e occhiali griffati contraffatti al mercato di piazza Carlo Alberto dove, dopo brevi conversazioni telefoniche, sarebbero avvenuti gli incontri per organizzare di persona le prestazioni da offrire. La base logistica sarebbe stata un internet point. In diverse intercettazioni telefoniche è lui ad ammettere che «operava nel settore da oltre vent’anni ed avrebbe curato oltre diecimila pratiche. Del resto – precisano gli inquirenti – la sua competenza nel disbrigo di pratiche anche complesse conferma che non si trattava di mera millanteria».
A rendere possibile il collegamento tra i richiedenti e l’organizzazione ci sarebbe stata «una
vasta rete di procacciatori di affari, tra cui un tassista abusivo che avrebbe accompagnato i migranti dal centro di accoglienza del Calatino al capoluogo etneo, e anche la buona pubblicità fatta da utenti stranieri che avevano giù usufruito dei servizi», dice il magistrato. Più di venti i capi di imputazione contestati (dal falso alla corruzione, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) ai circa 40 indagati.
È stato accertato che oltre un centinaio di stranieri sarebbero stati favoriti dall’organizzazione. Tra questi anche un tunisino, che avrebbe avuto contatti diretti – in quanto amico di un amico – con una persona arrestata per altri fatti insieme a Anis Amri, l’autore della strage di Berlino ai mercatini di Natale del 19 dicembre 2016. I permessi di soggiorno erogati, secondo la procura, aggirando la normativa, saranno sottoposti a ulteriori controlli e revocati in caso di sentenza di condanna. Ma gli investigatori stanno valutando anche la procedura di annullamento d’ufficio, più veloce.