Operazione condotta dalla Polizia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Sono impegnati nell’operazione 130 uomini del Servizio Centrale Operativo di Roma e delle Squadre Mobili di Palermo e di Trapani. Guarda foto e video
Messina Denaro, perquisizioni nel Trapanese Si punta alla rete di fiancheggiatori, 19 indagati
Dalle prime luci dell’alba di oggi, sono in corso una serie di perquisizioni a
Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, e Campobello di Mazara
, finalizzate a
colpire la rete di fiancheggiatori del
latitante Matteo Messina Denaro e a
raccogliere ulteriori elementi utili alla sua cattura.
Sono 19 gli indagati dell’operazione condotta dalla Polizia di Stato e coordinata
dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Sono impegnati nell’operazione 130 uomini del Servizio Centrale Operativo di
Roma e delle Squadre Mobili di Palermo e di Trapani.
Nel corso dell’operazione, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido, sono state eseguite decine di perquisizioni. Nel registro degli indagati sono state iscritte «vecchie conoscenze» degli inquirenti: professionisti e uomini d’onore già condannati e ritenuti vicini al boss latitante.
«Si tratta – precisano dalla Questura di Trapani – di soggetti che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa o che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a Cosa Nostra. Fra loro vi sono anche alcune persone che, storicamente, sono state in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro. Ora, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, su segnalazione della Polizia di Stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani».
È solo l’ultimo blitz a caccia di tracce del capomafia ricercato dal 1993. Negli ultimi anni la Dda del capoluogo ha messo a segno una serie di operazioni che hanno azzerato la rete dei favoreggiatori più stretti di Messina Denaro come diversi familiari del padrino (due cognati sono attualmente detenuti al carcere duro) e imprenditori che, secondo gli investigatori, ne avrebbero finanziato la latitanza. Ad esempio Vito Nicastri, re dell’eolico, piccolo elettricista che ha messo su una fortuna investendo nelle rinnovabili e che, per i pentiti, faceva arrivare il denaro al boss nelle valigie. In carcere, ad aprile, sono finiti anche due insospettabili carabinieri e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, accusati di aver passato notizie riservate sulle indagini che avrebbero dovuto portare alla cattura del boss.
Mentre nel gennaio e nel giugno dell’anno scorso, complessivamente altre 35 persone erano state iscritte nel registro degli indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo quali fiancheggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro ed erano stati sottoposti a perquisizione dagli investigatori della Polizia di Stato.