Ai sette impiegati non era stato rinnovato il contratto nel 2014. Un'escamotage nella finanziaria regionale li riportò a lavoro. Adesso la firma definitiva. «Poniamo rimedio a una scelta scellerata rispettando impegno morale», commenta il sindaco Alfio Cosentino
Per i precari di Milo il posto fisso diventa realtà Dall’incubo del licenziamento alla stabilizzazione
Dal baratro del licenziamento-beffa, all’agognato
contratto a tempo indeterminato. Sono finiti i lunghi anni sulle montagne russe dei sette lavoratori precari del Comune di Milo, gli unici in tutta l’Isola a cui, nel 2014, non venne rinnovato il contratto di pubblico impiego. Una circostanza inedita: per l’ampio bacino dei dipendenti a tempo determinato in Sicilia, la conferma del posto avuto al tempo delle vacche grasse si ripete, da decenni, di stagione in stagione, in attesa delle stabilizzazioni pian piano entrate a regime negli ultimi anni.
Un ciclo che, a Milo, si era clamorosamente
interrotto per scelta dell’ex sindaco Giuseppe Messina. Si disse allora che le casse del piccolo comune dell’Etna (a stento di mille abitanti) non potevano più sostenere il pagamento dei loro stipendi, in totale circa 120mila euro l’anno. Che, come ricordano da anni gli stessi protagonisti, in realtà erano somme a carico della Regione. Scattarono le proteste, l’occupazione del municipio, e una mini-bagarre politica tra l’uscente primo cittadino e il suo successore, Alfio Cosentino. Per lui i precari non andavano mandati a casa. «Con il lavoro non si scherza, la politica non è un’arma da usare contro qualcuno», dice oggi il sindaco di Milo firmando i loro sette contratti definitivi. Il tempo indeterminato è diventato realtà in forza delle ultime norme sul precariato varate dal governo regionale.
«Abbiamo rispettato
l’impegno morale a recuperare questi lavoratori rimediando a una scelta scellerata, per il nostro Comune è un momento felice», aggiunge Cosentino. Dal 2015 al 2017 i precari di Milo l’impiego lo avevano perso davvero e il percorso per cancellare la mancata proroga sembrava tanto nebuloso. Poi, con un emendamento all’ultima finanziaria del governo Crocetta, l’acrobazia normativa della «continuità giuridica» consentì di recuperare il rapporto di lavoro fra il Comune e gli impiegati licenziati sì, ma di fatto non espulsi dal bacino del precariato regionale. A sostenere trasversalmente l’escamotage i deputati Ars di ben cinque forze politiche, dal Pd al Movimento 5 stelle, passando per Forza Italia, centristi e Area popolare.
Qualche giorno fa, in municipio, la firma dei contratti è stata accompagnata da foto di rito, abbracci e sorrisi. «Non credevamo più che potesse finire così bene», ammettono gli ormai ex precari. I sette lavoratori riequilibrano i pensionamenti che stanno riducendo il già piccolo contingente di dipendenti del Comune di Milo. «Con la loro stabilizzazione – sottolinea il presidente del consiglio Antonio Arcidiacono – abbiamo reso un servizio ai cittadini, assicurando l’attività degli uffici senza costi aggiuntivi. Fondamentale è stato ripristinare la continuità assunzionale – conclude Arcidiacono – interrotta dall’ex sindaco Messina con una scelta arbitraria e priva di ogni logica».