Sarebbero quattro le province siciliane in grado di rispondere positivamente ai nuovi requisiti imposti per la sopravvivenza delle province italiane. 350mila abitanti residenti e 2500 chilometri quadrati di superficie sono i parametri richiesti. Così solo Catania, Palermo, Messina ed Agrigento sopravviverebbero. Nulla di definitivo, però. Adesso la parola passa al Consiglio delle autonomie locali di ogni regione che dovrà trasmettere la proposta finale al premier Mario Monti
Spending review, rivoluzioni in arrivo Il Governo dimezza le province siciliane
Catania, Palermo, Messina ed Agrigento. Dovrebbero essere queste le province siciliane superstiti dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato i criteri per il riordino delle province italiane. Nessuna sarà soppressa, ma quelle che non hanno i requisiti per essere definite tali saranno accorpate, come previsto nel decreto governativo sulla spending review. Fondamentali sono la dimensione territoriale e la popolazione residente. Questi ultimi devono essere almeno 350mila e la superficie su cui si estende non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Ne deriva che le province da accorpare in tutta Italia sarebbero 64 su 107, mentre quelle salve 43.
In Sicilia sarebbero Caltanisetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani quelle a rischio. Caltanissetta ha infatti 271.729 abitanti e copre una superficie di 2.124,52 chilometri quadrati, mentre Enna ha 172.485 abitanti e 2.561,73 chilometri quadrati di superficie. 318.549 sono invece gli abitanti di Ragusa che si estende per soli 1.614,02 chilometri quadrati, dimostrandosi il territorio meno esteso dellIsola. Siracusa, con i suoi 404.271 abitanti rispetta il parametro di riferimento, ma la sua superficie è soltanto di 2.108,80 chilometri quadrati. Trapani, infine, non supera il test del governo per pochissimo. 436.624 sono infatti i cittadini residenti nella sua provincia che però per appena quaranta chilometri quadrati non è sufficientemente grande. Si ferma a 2.460,08.
Nulla, però, è ancora stato definito. La procedura per la riduzione del numero delle province è solo in fase iniziale e per essere attuata necessita di un ulteriore atto legislativo. Nei prossimi giorni, come si legge sul comunicato stampa della presidenza del Consiglio dei ministri, «il governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali» e poi saranno i Cal o, in assenza, le regioni interessate a trasmettere la proposta finale a Roma.
Attenzione, però, perché per tutte le province – superstiti comprese – i cambiamenti non sono finiti. Le competenze saranno diverse. Quelle attuali, infatti, andranno in carico ai comuni come stabilito dal decreto Salva Italia. «Le nuove province – si legge sul sito della presidenza di governo – eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità».
[Foto di Esa]