Cara Mineo, protesta dei lavoratori in prefettura

Un gruppo di lavoratori del Cara di Mineo si è riunito per manifestare davanti la prefettura di Catania. L’iniziativa è promossa dal sindacato Uil a tutela dei livelli occupazionali, messi a rischio dalla dismissione del centro d’accoglienza che dovrebbe concludersi, come annunciato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, entro il 2019.

Bandiere Uil, Uiltucs e Uiltemp ancora oggi in via Etnea dinanzi a Palazzo Minoriti per rivendicare «rispetto, tutele e futuro occupazionale» per i lavoratori in servizio al Cara di Mineo, il centro accoglienza richiedenti asilo ormai in via di chiusura. Danilo Parasole, responsabile Uil-Uiltemp per la vertenza Cara Mineo, e Sergio Romano, per la segreteria territoriale Uiltucs, hanno guidato una delegazione in Prefettura. Al termine della riunione con il rappresentante del prefetto, gli esponenti sindacali hanno confermato di avere ribadito la richiesta «di ammortizzatori in deroga per i lavoratori e di certezze sull’ipotesi di apertura di un nuovo centro di accoglienza in Sicilia orientale».

«Non sappiamo ancora dimensioni, ubicazione e tempi di apertura della struttura – affermano Romano e Parasole – ma è certo che dovrà essere assicurata priorità alla ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori, attualmente al Cara di Mineo. Abbiamo altresì proposto un confronto ai vertici della società Pizzarotti, proprietaria del Residence degli Aranci, per individuare soluzioni di riconversione produttiva dell’area». È stato anche sollecitato ulteriormente il saldo degli stipendi arretrati per il personale impegnato nel Centro di Accoglienza. La Prefettura ha garantito l’imminente pagamento delle spettanze.

Per la Uil, infine, la buona notizia che il ministero dello Sviluppo economico ha accolto la richiesta sindacale di un tavolo di confronto sulla vertenza. La segretaria generale della Uil di Catania, Enza Meli, commenta: «Avevamo detto che il caso-Mineo, con il disastro sociale innescato dalla chiusura del Cara, ha rilievo nazionale. L’ormai prossima convocazione al ministero dello Sviluppo economico conferma che avevamo ragione. Stato, Regione, Città Metropolitana trovino una soluzione. Lo ribadiamo. La politica individui rimedi ai guasti provocati, nella consapevolezza che non si può aggravare la condizione di un territorio già pesantemente segnato dalla crisi e penalizzato dalle tante, troppe, opportunità negate».

Attualmente, sono 589 gli ospiti del Centro accoglienza richiedenti asilo. Sono assistiti da 41 addetti alla cucina e 37 pulizieri, un direttore, 5 addetti amministrativi, 4 coordinatori, 3 insegnanti, 27 operatori di base, 4 psicologi più 1 a partita iva, 10 mediatori culturali, 4 assistenti sociali e 4 operatori legali. A loro vanno aggiunti i lavoratori dell’indotto.


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