Dal 2006, anno della sua apertura in via Verginelle a Catania, la libreria sociale non ha mai ricevuto una bolletta sui rifiuti urbani. Lo scorso dicembre è arrivata direttamente la cartella esattoriale: duemila euro, una cifra impegnativa per l'associazione senza scopo di lucro che gestisce la libreria. «Paradossalmente se fossimo in un locale occupato sarebbe tutto più semplice», dicono i soci. Che chiedono aiuto a frequentatori e amici su Facebook
La libreria Mangiacarte rischia di chiudere I soci: «Basta un euro da ogni nostro amico»
Scambio di libri, concerti, proiezioni, reading e corsi di lingua. Sono le attività che dal 2006 si svolgono dentro la sede della libreria sociale Mangiacarte in via Verginelle 13 a Catania. E che adesso rischiano di cessare a causa della tassa sui rifiuti solidi urbani da pagare al Comune e per cui i soci chiedono aiuto ai frequentatori. La Mangiacarte nasce dal progetto di un gruppo di giovani catanesi «con lo scopo di creare un nuovo spazio cittadino interamente autogestito e autofinanziato in un quartiere particolare per renderlo più aperto e socievole», dice Delia Pappalardo, una delle socie attive. Trattandosi di un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, i suoi membri avevano erroneamente pensato di non dover pagare la Tarsu, un malinteso alimentato anche dal fatto che in questi anni non hanno mai ricevuto una bolletta. Fino al dicembre scorso, quando si sono visti recapitare una cartella esattoriale con arretrati e mora per un importo di seimila euro.
«Con l’aiuto di un commercialista e in seguito agli accertamenti del Comune che, non avendo mai ricevuto la dichiarazione sui metri quadri effettivi ne aveva conteggiati più del doppio, si è arrivati a circa duemila euro», racconta Pappalardo. Una cifra comunque insostenibile per i dieci soci attivi che finanziano e fanno andare avanti la libreria sociale. Che hanno già pagato le prime due rate del debito per un totale di circa mille euro.
«Se fossero arrivate le bollette avremmo potuto affrontare la spesa anno per anno», dice la socia della Mangiacarte. Come affrontano quella dell’affitto ogni mese e le spese per le attività che non arrivano a coprire con le donazioni libere dei soci sostenitori. «Noi apriamo circa sei volte al mese, ma per il Comune produciamo più spazzatura che in un’abitazione. Paradossalmente se fossimo in un locale occupato sarebbe tutto più semplice», aggiunge.
Per scongiurare la chiusura della libreria sociale che con fatica in questi anni si è fatta spazio e integrata nel quartiere popolare e refrattario del centro storico, i fondatori hanno intenzione di organizzare una festa di finanziamento al cortile Cgil di via dei Crociferi il prossimo 21 luglio. Il programma è ancora in via di definizione, ma si sa già che ci sarà musica, cibo e il coinvolgimento di altre associazioni. Intanto, è già stato lanciato un appello a tutti i soci – circa duemila – che sono almeno una volta passati dal locale in via Verginelle per ascoltare musica dal vivo, seguire un dibattito o bere una birra leggendo un libro. Ma anche agli amici su Facebook che sono quasi cinquemila. «Capiamo che è un periodo di crisi per tutti – dice la Pappalardo – e non vorremmo essere molesti con la nostra richiesta, ma basterebbe solo un euro da ciascuno per salvare la Mangiacarte».