Il caso riguarda le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco. La sentenza di primo grado che prevedeva un anno di reclusione è stata ribaltata in appello perché «il fatto non sussiste»
Voto di scambio nel 2012, assolta la sostenitrice di Ferrandelli «Era stata condannata per cattiva interpretazione del codice»
Sembrava un polverone giudiziario, ma dopo sette anni cade anche l’ultimo alone sull’inchiesta per voto di scambio che aveva coinvolto l’allora candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli: quella relativa alla posizione di Francesca Trapani, accusata di essere materialmente una delle artefici dell’acquisto delle preferenze in occasione delle primarie del Partito democratico del 2012. A seguito di una segnalazione, Trapani, presidentessa dell’associazione Donne insieme associate e all’epoca dei fatti rappresentante di lista per Ferrandelli, venne allontanata dal seggio allo Zen insieme al marito. Nella loro casa vennero trovate una cinquantina di schede elettorali di altri elettori. La donna era stata inoltre accusata di avere dato ad alcune persone l’euro necessario per esprimere il voto. Alla fine Ferrandelli vinse quello scontro e la candidatura come esponente del centrosinistra, ma perse le elezioni contro Leoluca Orlando, che decise di scendere in campo dopo la sconfitta della sua candidata, Rita Borsellino.
Per Trapani e il marito iniziò dunque la trafila giudiziaria, che li vide condannati in primo grado a un anno di reclusione e 300 euro di sanzione, oltre che l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. Una sentenza che però è stata ribaltata in appello, con l’assoluzione perché il fatto non sussiste. «La signora ha avuto una vicenda travagliata – spiega a MeridioNews il legale dell’imputata, l’avvocato Vincenzo Favata -. Alla donna era stato contestato il voto di scambio come violazione delle leggi che regolano le elezioni alla camera dei deputati e per quelle che regolano le elezioni amministrative per le amministrazioni locali, cosa che non ha niente a che vedere con le primarie, che sono invece organizzate da un partito. In ogni caso – prosegue il legale, che ha preso in mano il caso dopo la sentenza di primo grado – Trapani non ha mai costretto nessuno a votare Ferrandelli. Il fatto di avere consegnato l’euro è stato per aiutare le persone vicine alla sua associazione a esprimere il proprio diritto di voto e comunque non era vincolante, il soggetto avrebbe potuto prendere l’euro e votare chiunque altro. Non si sarebbe trattato comunque di un voto di scambio. E la corte d’Appello ha accolto le nostre tesi».
«In campo penale – prosegue ancora – c’è il divieto assoluto di analogia, una persona può essere punita solo per un reato quando sussiste, non si possono utilizzare delle analogie con altri casi, come avviene nel diritto sportivo. E proprio questo era accaduto in primo grado, si era fatto un parallelo con un caso che riguardava la giustizia sportiva. Non c’è stata una corretta interpretazione della legge penale». In pratica i giudici hanno riconosciuto l’impossibilità di porre le primarie del centrosinistra sullo stesso piano delle elezioni politiche o amministrative. Da par suo Trapani ha sempre smentito che il suo sostegno a Ferrandelli sia andato oltre la semplice campagna elettorale e di non avere ricevuto comunque promesse di alcun beneficio personale dall’esito del voto. «Avere fiducia nella magistratura è stata una scelta che ha sempre premiato, sia me che chi mi è stato accanto» commenta lo stesso Fabrizio Ferrandelli, attualmente consigliere comunale e uscito indenne anche lui dal polverone giudiziario.