Dopo il vertice tra il premier Conte e i ministri Salvini e Di Maio, l'imbarcazione resta al largo del litorale. A terra, intanto, continua il presidio di chi chiede lo sbarco. Presente anche chi è già fuggito dalla Libia
Sea Watch, nave ferma in attesa di novità da Roma Le parole di chi è fuggito dalla Libia: «Io più fortunato»
Passi in avanti nel caso Sea Watch. Il governo italiano, a quanto si apprende, aspetta la formalizzazione dell’accordo con gli altri paesi europei, che ieri hanno dato la disponibilità ad accogliere parte dei migranti, e poi la situazione si potrebbe sbloccare. È questo il punto fermo a cui si è arrivati dopo il vertice della notte scorsa tra il premier Giuseppe Conte e i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Intanto nella baia di contrada Stentinello, tratto di costa del Siracusano diventato luogo simbolo delle manifestazioni di solidarietà ai 47 migranti a bordo della nave ferma a poco più di un miglio dalla terraferma ormai da sei giorni, si respira un clima di attesa. Al cancello d’ingresso il dispiegamento di forze dell’ordine – polizia e carabinieri – è maggiore rispetto a quello dei giorni scorsi. In corso c’è un presidio organizzato dalla Cgil, con gruppi che arrivano da ogni parte della Sicilia.
Davanti alle bandiere rosse che sventolano sugli scogli che arrivano al mare, c’è un gruppo di ragazzi venuti da un centro di accoglienza di Catania. Sono una decina e hanno dai 18 ai 40 anni. Messi al corrente di quanto stava avvenendo, hanno voluto partecipare autonomamente per portare la propria solidarietà. Guardano il mare in silenzio e, nonostante il cielo sia nuvoloso, molti di loro non si levano gli occhiali da sole. Qualcuno canta in arabo ma a voce bassa. Munir, che è il ragazzo più grande del gruppo, è arrivato in Italia da meno un anno dalla Libia, con un barcone come quello che osserva in silenzio parcheggiato al largo. Parla poco italiano ma si fa capire benissimo. Dopo aver sciolto il ghiaccio, offrendo ai compagni e a qualche manifestante le banane che ha nelle tasche, afferma: «Anche io sono arrivato qui in Sicilia come questi fratelli ma sono stato più fortunato di loro nel ricevere accoglienza dall’Italia», dice senza mai smettere di guardare il mare.
«In Italia, comunque, è difficile vivere», afferma Gibril che su una imbarcazione come la Sea Watch 3 è arrivato due anni fa dalla Guinea. Guardano le onde e hanno poca voglia di parlare e di dare nell’occhio. Stanno sugli scogli, più vicini possibile al mare. Dietro di loro sventolano le bandiere del sindacato e in sottofondo da un altoparlante ci sono musiche come Bella ciao che sanno di cortei e manifestazioni d’altri tempi.