In carcere sono finiti alcuni nigeriani, che avrebbero sfruttato contatti anche in Libia per fare arrivare le giovani da destinare alla strada, e anche il 62enne Giovanni Buscemi. Volontario di Protezione civile che avrebbe favorito l'attività del gruppo, rivelando in quali centri d'accoglienza cercare le ragazze
Messina, minori migranti costrette a prostituirsi Legate ai protettori da riti magici e intimidazioni
La promessa di un posto di lavoro come estetista o parrucchiera. La speranza di avere un futuro migliore. Questo spingeva ragazze nigeriane di 14 anni a lasciare la propria famiglia e partire per l’Europa. Per pagare il viaggio sapevano che una volta arrivate avrebbero dovuto lavorare per le persone che avevano loro prestato i soldi. Non sapevano però che ad attenderle c’era un gruppo che le avrebbe costrette a prostituirsi. Un’associazione al cui vertice ci sarebbero stati la 38enne Rita Ihama, conosciuta più semplicemente come Mama Rita, il marito 32enne Monday Imarhaghe e il 62enne messinese Giovanni Buscemi. Quest’ultimo, come volontario di un’associazione di Protezione civile, avrebbe comunicato al gruppo tutte le informazioni utili per individuare in quale porto e in quale struttura sarebbero state portate le minorenni una volta sbarcati.
È invece ancora ricercata una ragazza di 20 anni che ha insospettito una delle operatrici dei centri di accoglienza per minori. I suoi abiti griffati, i cellulari di ultima generazione e le continue assenze dal centro hanno spinto a rivolgersi ai carabinieri. L’aggiunta Giovannella Scaminaci ha voluto ringraziare proprio i militari che «hanno approfondito quello che era un semplice sospetto e sono così riusciti a scoprire come la ragazza era un’infiltrata del gruppo che spacciandosi per minorenne aveva trovato ospitalità nel centro di accoglienza di Messina». Anche lei avrebbe lavorato per conto dell’organizzazione criminale transnazionale, con base in Nigeria, che si occupava di reclutare le minorenni da trasferire in Europa passando dalla città libica di Sabratha, dove si avvaleva dell’apporto di un gruppo criminale locale attivo nelle partenze in barconi verso l’Italia.
Messina era uno dei centri di smistamento delle minorenni selezionato in Nigeria. Prima di partire le giovani sarebbero state minacciate attraverso riti di magia nera, come il juju. «Riti che a noi occidentali possono non impressionare, ma se operati su ragazze minorenni di diversa cultura le terrorizzavano», ha spiegato la Scaminaci. Al rito si sarebbero aggiunte le minacce, anche nei confronti delle famiglie. Nel periodo tra il 2015 al 2017 i carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri di Messina hanno accertato come l’organizzazione abbia gestito il trasferimento di almeno 15 minori. Sempre durante le indagini è emerso come alcuni dei soggetti nigeriani fossero dediti anche al traffico internazionale di eroina. Nel maggio del 2017 all’aeroporto di Firenze i carabinieri arrestano il trentaduenne Imarhaghe, da poco sbarcato e proveniente da Dusseldorf. L’uomo trasportava all’interno del suo intestino 110 ovuli contenenti 1,2 kg di eroina.
Oltre alle tre persone a cui la procura di Messina contestata il far parte dell’associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso è la permanenza clandestina di minori nigeriani nel territorio italiano, allo sfruttamento della prostituzione minorile, alla riduzione in schiavitù e alla tratta di persone, i carabinieri hanno arrestato Precius Igbinomwanhia, di 20 anni.