La visita del presidente del Senato ha riacceso i riflettori sul quartiere dove i residenti attendono ancora il recupero dell'edificio chiuso dal 2008 per inagibilità. Allo studio le soluzioni da parte del Comune che non scioglie i nodi sul destino dell'opera
Danisinni, l’asilo abbandonato dal futuro ancora incerto «Secondo i tecnici sarebbe sconsigliato il suo recupero»
«Date le caratteristiche strutturali dell’edificio, secondo i tecnici sarebbe sconsigliato il recupero della struttura in quanto tale. Tuttavia, proveremo a fare un riesame con gli ingegneri per vedere se è possibile il suo salvataggio». Si allungano i tempi per la riapertura dell’asilo nel quartiere Danisinni, chiuso ormai da 11 anni. Un rione antico che pur trovandosi nel cuore del centro storico, a pochi passi dal percorso arabo normanno dell’Unesco, appare isolato e abbandonato, come lamentano i residenti. Da tempo, ormai, l’ultimo avamposto delle istituzioni e della legalità in un territorio fragile e abbandonato a se stesso, è rappresentato dalla parrocchia sant’Agnese, guidata da fra’ Mauro Billetta che si batte per il recupero e il riscatto del quartiere. Simbolo di questa battaglia è proprio l’asilo nido Galante, struttura chiusa ormai dal 2008 dopo che è stata accertata la sua inagibilità. Stesso destino è toccato in sorte al consultorio, prima punto di riferimento per le donne del quartiere.
Ad accendere i riflettori sulle necessità e i bisogni dei residenti – da tempo il Comune sta studiando le condizioni della struttura in attesa di una ristrutturazione o, come appare più probabile, di un rifacimento ex novo – è stata ieri la visita del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha voluto incontrare il parroco e alcuni abitanti, per ascoltare la loro testimonianza diretta. «È stata l’occasione per discutere delle aspirazioni e dei desideri di questo quartiere e della riapertura di questa struttura che ospitava l’asilo nido, sede anche del consultorio», ha raccontato il parroco al termine dell’incontro, indicando poi la seconda carica dello Stato come «una persona molto sensibile, capace di una lettura profonda dei processi umani e di quel che accade nelle periferie».
Tra i tanti problemi che affliggono il quartiere, nel breve confronto con la seconda carica dello Stato, fra’ Mauro ha posto l’accento su quella che reputa la vera emergenza del rione: «l’occupazione e l’accompagnamento alla primissima infanzia. Le mamme devono lavorare ma non possono più lasciare i bambini in asilo – ha tenuto a ricordare – E poi l’assenza del consultorio nel quartiere: da quando è stato chiuso, non viene più garantita un’assistenza adeguata». Un tema che si coniuga a un altro assai più spinoso e delicato che, seppure oggi meno urgente rispetto al passato, non è del tutto scomparso. Quello delle cosiddette «mamme bambine», come ha giustamente ricordato l’ex consigliere del Comune Antonella Monastra, anche lei ieri presente alla visita. Un tema su cui prima, però, prima «c’era quasi un’etichetta per il quartiere ma che noi abbiamo cercato di contrastare riuscendoci in buona parte», ha tenuto a precisare fra’ Mauro Billetta. E un segnale tangibile l’amministrazione potrebbe darlo con la riapertura dell’asilo, su cui tutto sembra al momento essere congelato, come ha ricordato l’assessore alla cittadinanza sociale Giuseppe Mattina: «Lì c’è un problema di norma antisismiche perché l’asilo è stato costruito sul letto del fiume. I tecnici stanno provando a capire, ma ancora non c’è un parere definitivo».
Meno ottimista appare l’ex assessore al Comune Alberto Mangano, consulente nominato dal sindaco per seguire da vicino l’evoluzione della vicenda: «Al momento non c’è una tempistica precisa – ha spiegato – l’aspetto importante sarà stabilire un cronoprogramma, ma solo dopo che si saranno sciolti i nodi sul recupero o meno dell’edificio. Faremo un tentativo perché in quel caso, ridurremmo i costi e i tempi dell’intervento. Purtroppo, dalle relazioni che sono state fatte dagli ingegneri, le condizioni sembrano tali da non consentire un suo recupero. Tutto dipende da quanto ci vuole, potrebbe non essere conveniente, e in quel caso verrebbe ricostruito da zero». Proprio nei prossimi giorni, è previsto un nuovo incontro con il pool di ingegneri che sta studiando il caso, ma fino ad allora è impossibile fare previsioni: «Su questo intervento ci giochiamo la credibilità delle istituzioni – ha concluso Mangano – , perché è giusto dare una risposta ai cittadini, ma non c’è niente di peggio che annunciare una cosa senza poi realizzarla».