La sfida Minniti-Zingaretti si è ormai delineata, facilitando una impronosticabile convergenza in terra etnea. Sammartino-Sudano e il fronte Cgil-Barbagallo si stringono la mano per puntare sul collaudato curriculum dell'ex sindaco di Biancavilla
Pd, a sorpresa scatta l’armistizio nel Catanese Pippo Glorioso il nome largo per la segreteria
Le candidature dell’ex ministro Marco Minniti e, in Sicilia, di Davide Faraone paiono aver dato la scossa a un quadro politico che si trascinava senza sussulti, annoiando anche il più infaticabile degli addetti ai lavori. Eppure la certezza che, sia sul piano nazionale che regionale, nel Pd si consumerà nell’ennesima lotta fra componenti, sembra avere portato in terra etnea a un impronosticabile armistizio. La successione al martoriato mandato da segretario provinciale dem di Enzo Napoli passerà – salvo colpi di scena dell’ultim’ora – non dalla conta fratricida che tutti si attendevano, bensì dal compromesso fra renziani e tutto ciò che renziano non è.
In effetti, nel Catanese, la vigilia della fase congressuale era trascorsa senza virate sull’artiglieria. Finora la novità di rilievo era il patto fra l’area laburista di Angelo Villari e dell’ex deputata Ars Concetta Raia e l’ex assessore regionale Anthony Barbagallo, legato al capogruppo dem all’Ars Giuseppe Lupo e all’ex ministro Dario Franceschini. I primi l’ala sinistra, il secondo ex lombardiano, oggi uniti dalla convergenza dei rispettivi riferimenti nazionali sul rivale di Minniti, Nicola Zingaretti. L’idea di avanzare un nome comune per il post-Napoli non ha però mai entusiasmato i novelli alleati. Facilitando non poco l’accordo con gli indesiderati compagni di partito, gli ex Articolo 4 Luca Sammartino e Valeria Sudano.
La stretta di mano è arrivata dopo una riunione fra big: si punta assieme su Pippo Glorioso, l’ex sindaco di Biancavilla. 53 anni, non un profilo freschissimo, ma proprio il suo collaudato curriculum politico sarebbe la garanzia che ha portato a più miti consigli i fratelli-coltelli del Pd catanese. Da una lato la salda militanza a sinistra, passando per i Ds e il legame sempre forte con l’area Cgil; dall’altro dieci anni da amministratore del suo Comune, prova di affidabile spirito conciliatorio. Nome di partenza del tavolo, a dire il vero, era stato lo stesso ex assessore Villari, autore durante la discussione di un accomodante – e gradito da tutti e da se stesso – passo indietro.
In realtà, negli ultimi giorni, mister 32mila preferenze e la senatrice ex centrista un pensierino su un candidato renziano sembravano averlo fatto. Tutti gli indizi portavano al fedelissimo di San Gregorio Francesco Mascali, ex lombardiano, vicino al sindaco Carmelo Corsaro. Un «uomo da segreteria», lo definiscono. Un’eventuale forzatura poteva però infrangersi sugli equilibri dei circoli locali, la base elettorale dove il fronte Cgil-Barbagallo pare conservare un margine di vantaggio. Qualcun altro, inoltre, avrebbe voluto attingere dal Calatino, ma l’indiscrezione su Giovanni Pulvirenti, legato all’ex onorevole Giovanni Burtone, aveva subito trovato il niet di Barbagallo. Rimaste in aria anche soluzioni ancor più divisive, eppure circolate, come l’ex vicesegretario Jacopo Torrisi e l’ex capo dei giovani dem Salvo Nicosia.
Glorioso, a questo punto, potrebbe contare secondo una prima conta su circa l’80 per cento del partito provinciale. Restano fuori in pochi: i crocettiani, ad esempio, esclusi dal tavolo, o anche il gruppo del segretario regionale uscente Fausto Raciti, defilatosi. Difficile, ad ora, che vengono fuori candidati delle altre mozioni, magari sollecitate dai Partigiani dem, rumorosi a Palermo ma praticamente non pervenuti a Catania. I circoli spetterà, appunto, di votare i delegati dell’assemblea provinciale, l’organismo che, entro il 2 dicembre, designerà la nuova direzione incoronando l’ex primo cittadino di Biancavilla.