Nel profilo con lo pseudonimo forse ispirato ad Al Pacino, il 33enne aveva condiviso un video girato a bordo dell'auto usata per depredare un benzinaio di Valcorrente. L'uomo indossava anche gli stessi vestiti immortalati dalle telecamere
Belpasso, rapina un distributore pistola in pugno Carlytos tradito dai suoi stessi post su Facebook
«Dammi i soldi o sparo». Aveva pronunciato questa frase lo scorso 22 settembre dopo essere piombato, a bordo di una Ford Fiesta rossa, nel distributore Eni di contrada Valcorrente. T-shirt bianca e gilet, senza scendere dall’auto, l’uomo aveva abbassato il finestrino e, puntando una pistola contro un impiegato, lo aveva costretto a consegnargli i 500 euro che aveva in tasca. Poi lo aveva minacciato ancora, ordinandogli di andare a prendere anche il denaro custodito in ufficio. Ma il dipendente, una volta dentro, si era barricato chiamando il 112, costringendo così il rapinatore alla fuga.
Per il 33enne Carlo Crisafulli, di Belpasso, è scattata poco più di un mese dopo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l’accusa di rapina aggravata. Secondo i carabinieri è lui, Carlytos, l’autore della rapina. A incastrare Crisafulli le foto del profilo Facebook dove utilizzava lo pseudonimo forse ispirato dal film Carlito’s way con Al Pacino. Ma di furbizia, a dire il vero, nella vicenda pare essercene davvero poca. I carabinieri, grazie alle telecamere del distributore, sono risaliti alla targa della Ford, intestata a una donna che, sempre attraverso Facebook, gli inquirenti hanno capito essere coniugata proprio con Carlytos.
Su profilo di Crisafulli, nei giorni precedenti alla rapina, era stato pubblicato un post dove trasmetteva un video a bordo della medesima Ford, indossando gli stessi occhiali da sole, la t-shirt ed il gilet immortalati dalla videosorveglianza. I carabinieri, così, non hanno avuto più dubbi sul 33enne, già già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, a cui è stata sequestrata anche la pistola utilizzata per la rapina, trovata in strada vicino la casa di Crisafulli. Sentiti i carabinieri bussare alla porta, l’arma, risultata poi una fedele riproduzione dell’originale, era stata lanciata dalla finestra.
Il quadro ricostruito ha convinto il giudice per le indagini preliminari di Catania che ha accolto la richiesta dell’accusa e ne ha disposto la reclusione nel carcere di Piazza Lanza a Catania.