Affido, a Palermo circa 600 minori sono in attesa di una famiglia Storia di Massimo e Alessandro: «Non è un percorso impossibile»

«Desidero subito chiarire come l’affidamento, istituto giuridico risalente al 1983, non è un procedimento complicato o impossibile – sottolinea Alessandro Savona, autore del libro Ci sono io edito Feltrinelli e socio Afap – anzi il nostro percorso è durato sei mesi e soprattutto voglio chiarire come l’affido può essere richiesto da un single, da un separato da una coppia di fatto o come nel nostro caso anche da una coppia omosessuale. In tutta Italia sono oltre 30mila i minori che aspettano di essere affidati a Palermo sono all’incirca 600, ben trecento in meno rispetto a quando abbiamo iniziato il nostro percorso».

È la storia di Alessandro e Massimo, che nel loro percorso da volontari in alcune case famiglia del palermitano incontrano Marco, all’epoca sedicenne, decidendo di mettersi in gioco, donando amore e leggerezza a chi invece ha vissuto momenti complicati nell’infanzia e parte dell’adolescenza. «È stato Marco ad abbattere eventuali nostri limiti – sottolinea Massimo De Trovato – socio Afap ( Associazione famiglie affidatari Palermo ndr), lui aveva già trascorso anni in comunità insieme alla madre e ai fratellini, rispettivamente di sei anni e otto mesi. Quando la mamma è andata via lui si è occupato di loro, è un ragazzo da sempre responsabile».
Prendere in affido un ragazzo avrebbe potuto generare innumerevoli difficoltà, soprattutto l’eventualità di non essere accettati in un contesto scolastico a causa di un concetto diverso di genitorialità. Invece 
«non ci sono stati problemi di nessun tipo. Ci ha donato un amore immenso, cercava una famiglia. Lo ricordo bene, frequentava l’istituto alberghiero e casa nostra è diventata un punto di riferimento anche per i suoi compagni. Marco non si è mai vergognato, i suoi compagni quando venivano si divertivano a cucinare, facevano i compiti. Si è stabilita subito una dinamica familiare serena. Adesso Marco ha 22 anni, lavora in un ristorante a Palermo, casa nostra è sempre il suo punto di riferimento, ha la sua stanza, le sue cose anche se probabilmente andrà a fare un’esperienza all’estero e noi siamo d’accordo».

Una storia positiva sfociata nell’impegno di Alessandro Savona e Massimo De Trovato nell’associazione Afap proprio per guidare chiunque abbia voglia di donare una famiglia a un minore. «Esistono varie forme d’affido anche quello parziale, ovvero la possibilità di donare qualche ora – continua Savona – ritengo si bellissimo donare amore e seminare amore, sicuri che qualcosa dopo raccoglierai, riuscendo donare leggerezza».

L’affido rispetto all’adozione è un istituto legato al tempo anche se poi viene analizzato dagli organi competenti i casi specifici. «Noi come Afap diamo le informazioni generali – sottolinea De Trovato e devo dire che la domanda più ricorrente che ci viene fatta è: “Me lo toglieranno?“». Una paura, quella del distacco che spesso induce i potenziali affidatari a fermarsi e non avvicinarsi a una realtà che si ritiene difficile da affrontare. «Nel nostro caso – racconta Savona – non abbiamo avuto nemmeno bisogno di chiederlo a Marco, è rimasto con noi e comunque ha un bel rapporto con i fratelli e la sua famiglia originaria. Ma consiglio sempre, anche per una piccola curiosità, di avvicinarsi all’Afap e poi di contattare il Centro Affidi di piazza del Noviziato. È da lì che parte tutto, è importante che chi vuole continuare dia il consenso per gli altri step poi verrà stabilita l’idoneità della famiglia, anche di un single e i vari abbinamenti».

Molti si avvicinano all’affido per una forma di genitorialità mancata. «È bene dire – conclude Savona – che gli affidatari hanno delle responsabilità ma non si sostituiscono ai genitori. Sappiamo che questo rapporto affettivo continuerà e che chi va in affido ha una famiglia allargata, una mamma di pancia e una di cuore. Fondamentale è anche l’aiuto degli psicologi nel percorso. Consiglio a tutti di accostarsi all’affido di non aver paura, l’Afap è disponibile al confronto. La nostra esperienza può e deve servire agli altri: abbiamo un rapporto costruttivo con il Centro Affidi».


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