Karate e femminilità: una disciplina di pensiero

In genere si è portati a giungere alla conclusione che il karate come le
arti marziali in generale siano riservate ad un pubblico prettamente
maschile. Si pensa che le arti marziali siano poco adatte a quella natura delicata che accompagna l’essere donna: il sesso debole. Ancora oggi, il numero di donne che si lascia trasportare dal karate non raggiunge quello delle donne che preferisce restare fuori dal cimentarsi in questa tecnica di combattimento solo perché influenzate dai pregiudizi sbagliati.

Cosa dire allora a chi pensa che il karate non sia roba da femminucce? La risposta è semplice: si sbagliano! Una volta tanto perché non uscire dai soliti contorni che la vita ci presenta? Perché non provare a spiegare cosa sia il karate realmente e magari abbattere le barriere dei falsi pregiudizi che considerano una prerogativa tipicamente femminile quella di essere deboli ed indifese.

Il karate, nonostante abbia origine cinese, si è sviluppato nel corso degli anni nell’isola di Okinawa, in Giappone, grazie alle dimostrazioni divulgate da Gichin Funakoshi. Il termine karate si rifà a due ideogrammi, o kanji: “Kara” che si può tradurre in vuoto e “Te” che significa mano, da qui “combattimento a mani vuote”. Ad un primo impatto si pensa che il karate sia metafora di violenza esprimibile attraverso i colpi, spesso accompagnati dal caratteristico urlo, scagliati da chi pratica questa disciplina. Ma non bisogna soffermarci solo sulla prima impressione. Il karate centra l’obiettivo di sfruttare l’aggressività umana per liberare il vero io. Si può definire il karate come una filosofia di vita che accompagna chi lo pratica ad intraprendere quel viaggio verso la scoperta di se stesso. E’ una disciplina che centra in se il legame tra la psicologia e la fisicità del corpo e dell’anima. Non si può parlare di uno se non subentra anche l’altra, il miscuglio è inevitabile, la psiche e la fisicità, sono strettamente legati tra loro. Il karate permette di allenare mente e fisico contemporaneamente.

Mettere piede su un Dojo (“luogo dove si cerca la via”) significa liberarsi di quelli che sono gli aspetti che la vita quotidiana ci presenta davanti,
quindi scrollarsi di dosso credenze, giudizi, angosce, per confrontarsi col primo e vero avversario che ci accompagna lungo il corso della vita: noi stessi. Prendendo coscienza di questo, il karate conferisce la possibilità di attribuire una maggiore fiducia a chi pratica questa disciplina per renderlo partecipe nella pratica dell’annullamento delle diversità. Non ha nessun’importanza quale sia il tuo sesso o la tua età: tutto ciò si neutralizza, ci sei solo tu, il corpo e l’anima.

Si è portati a pensare che il karate, per la sua durezza nei movimenti, sia uno sport tipicamente maschile grazie alla propensione fisica dell’uomo, ma ciò è sbagliato. Le donne, in se, nascondono due degli aspetti che sono caratteristici del karate: velocità e scioltezza. Solitamente si pensa che una donna che pratica il karate sia una donna di  poca femminilità: niente di più errato. Per una donna imparare le arti marziali significa non solo concedersi all’autodifesa ma accrescere una maggiore fiducia in se stesse, maggiore eleganza nei movimenti, un corpo sciolto, sano e bello. In fondo, non è quello che tutte le donne desiderano? La bellezza del corpo accompagnata alla magnificenza dell’anima! Bella fuori e dentro!

Donne, basta con i soliti pregiudizi, l’epoca vittoriana è terminata da
qualche tempo, tirate fuori gli artigli e dimostrate al mondo che non siete inferiori a niente e a nessuno, avvicinatevi al mondo delle arti marziali senza alcun inibizione ed il gioco è fatto!

Mannile Lucia Manuela

DOJO KUN
Hitotsu, Jinkaku kanse ni tsutomuru koto
Hitotsu, Doryoku no seishin o yashinau koto
Il karate è mezzo per migliorare il carattere.
Il karate rafforza la costanza dello spirito.


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