Arresto Nicotra, ex deputato si dichiara vittima dei clan Ai magistrati dice di pagare pizzo ai Santapaola dal ’74

Nessuna collaborazione, né tantomeno vantaggi dai clan. Soltanto un grosso peso da sopportare, quello di chi è costretto a pagare il pizzo da oltre 40 anni. Ha scelto di difendersi così l’ex deputato regionale Pippo Nicotra dalle accuse rivoltegli dalla Dda di Catania, due giorni dopo l’arresto nell’operazione antimafia Aquilia, in cui il politico originario di Aci Catena è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso e tentata estorsione nei confronti di un ex socio della moglie. 

Nicotra ha da poco concluso l’interrogatorio in carcere davanti ai magistrati titolari dell’inchiesta. Al suo fianco l’avvocato Orazio Consolo e il professore Giovanni Grasso. La scelta dell’imprenditore, che nel corso degli anni è riuscito a costruire un piccolo impero nel settore della grande distribuzione, oggi in mano al figlio, è stata quella di fare dichiarazioni spontanee, negando ogni addebito e sostenendo la propria innocenza. Inoltre, ha affermato di essere stato sotto estorsione dal 1974, quando Nicotra aveva appena 18 anni. L’imprenditore, che per il momento rimarrà chiuso in una cella del carcere di Bicocca, ha ribadito la volontà di tirarsi fuori dalla scena politica. Decisione peraltro già manifestata con la scelta di non candidarsi alle ultime Regionali dello scorso novembre, quando ha sostenuto la corsa del re delle preferenze Luca Sammartino. 

Per i magistrati, tuttavia, i rapporti che Nicotra avrebbe intrattenuto con i gruppi locali legati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano sarebbero ben diversi da quello di vittima. Nella veste di politico, infatti, avrebbe beneficiato dell’apporto del clan nella raccolta del consenso durante le Regionali 2008 e 2012, oltre a sfruttare le stesse conoscenze per veicolare voti verso persone a lui vicine in occasione delle Amministrative ad Aci Catena del 2012. Ma il rapporto di dare e avere con la criminalità organizzata si sarebbe manifestato anche per questioni private: in un caso infatti – quello per cui è indagato per tentata estorsione – avrebbe chiesto l’intervento di esponenti dei Santapaola per convincere un costruttore, socio della moglie nella ditta Erika srl, a restituire una somma di 16mila euro di cui, a detta di Nicotra, l’uomo si era accaparrato.


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