Ancora un'altra vittima della disperazione. L'uomo, 57 anni, era il proprietario di una piccola impresa di macchine per la raccolta agricola. Il corpo è stato rinvenuto da due dipendenti lunedì pomeriggio in un capannone della sua azienda. I Carabinieri escludono la pista mafiosa: «Doveva grosse somme di denaro a diverse società di recupero crediti»
Strozzato dai debiti, si toglie la vita Imprenditore suicida a Paternò
Intrappolato in una spirale di prestiti e debiti, decide di togliersi la vita. Il corpo di un imprenditore di 57 anni residente ad Acireale è stato rivenuto nelle prime ore del pomeriggio di lunedì 13 febbraio (ma la notizia è trapelata solo oggi) alla periferia di Paternò dentro un magazzino della sua azienda a Contrada Porte Barca (quasi alle spalle della zona industriale). Lo hanno scoperto due dipendenti, impiccato alle pale di un muletto, qualche ora dopo la morte, avvenuta presumibilmente in tarda mattinata.
L’impresa di cui l’uomo era titolare, con sede legale ad Acireale, conta dieci dipendenti e si occupa della costruzione di macchine agricole, in particolare per la raccolta delle arance.
Secondo la ricostruzione de carabinieri è da escludere la pista mafiosa. L’uomo non avrebbe mai denunciato alcuna minaccia di tentata estorsione. Il suicidio sarebbe da ricondurre alle difficili condizioni economiche in cui versava la sua azienda.
L’imprenditore acese non ha lasciato nessun messaggio per spiegare il suo gesto. Ma i documenti rinvenuti dai carabinieri nel suo studio parlano chiaro. «Doveva grosse somme di denaro a diverse società di recupero crediti, alle quali aveva chiesto ingenti prestiti per sanare i debiti dell’azienda», spiega il comandante dei carabinieri di Paternò, Antonio Maione, che ha seguito le operazioni d’indagine.
Nato e residente ad Acireale, l’uomo era sposato e padre di due figli. Dopo l’autopsia, disposta dall’autorità giudiziaria, il corpo è stato riconsegnato ai familiari.
[Foto di Rafael Belzunces]