In una lettera all'assessore all'Agricoltura e al dirigente del dipartimento, l'associazione di categoria chiede che venga sollecitato l'intervento da Roma. Danni soprattutto ai vigneti: le frequenti precipitazioni e i tassi di umidità hanno causato il cracking dell'uva
Piogge, Confagricoltura fa la conta dei danni «Ministero dichiari stato di calamità in Sicilia»
La lunga estate piovosa ha comportato non pochi danni per l’agricoltura siciliana. È per questo che il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, ha scritto una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, e al dirigente Carmelo Frittitta, per sottoporre all’attenzione di Bandiera la situazione che si sta vivendo nelle campagne siciliane. «Da una verifica con tutte le nostre sedi provinciali – scrive Pottino – emerge un quadro abbastanza allarmante per quel concerne i danni alle produzioni agricole provocati dall’anomalo andamento climatico di tutto il periodo estivo».
«Il mix caldo/umidità/precipitazioni – precisa nella nota Pottino – sta interessando in particolare la quasi totalità delle coltivazioni tipiche siciliane. Oltre al danno per la perdita di prodotto, c’è da rilevare il contestuale aumento dei costi di produzione e in particolare per la difesa fitosanitaria».
Oltre a una cascola generalizzata per tutte le produzioni arboree e in pieno campo a seguito delle bombe d’acqua, danni ingenti vengono segnalati per il settore viticolo, da tavola e da vino. Per questo comparto occorre ricordare che una fotografia della situazione è stata già fatta nei giorni scorsi dai tecnici dell’Istituto Regionale della Vite e dell’Olio. «Da bollino rosso – evidenzia ancora il presidente di Confagricoltura Sicilia – la situazione dell’uva da tavola in tutto il comprensorio della Sicilia orientale e occidentale, da Canicattì a Mazzarrone».
Le abbondanti precipitazioni temporalesche hanno infatti provocato il cosiddetto cracking dell’uva, fenomeno che condiziona fortemente la redditività della coltura e la programmazione commerciale delle produzioni. La spaccatura degli acini, che non ne consente la commercializzazione, è causata dagli improvvisi aumenti dell’apporto idrico, determinato in seguito a precipitazioni intense, seguite o precedute da periodi di siccità. In questi casi, il tasso di umidità condiziona fortemente l’elevato ritmo di sviluppo e di espansione volumetrica del frutto, con evidenti spaccature. .
«Al momento – conclude Pottino – come organizzazione continuiamo a monitorare l’evoluzione del fenomeno sollecitando gli agricoltori ad effettuare le previste segnalazioni agli organismi competenti in caso di superamento delle percentuali di perdita della produzione fissate per legge. Per tutte queste ragioni invitiamo l’Assessorato a richiedere, al Ministero, la dichiarazione dello stato di calamità».