Baracche di Messina, De Luca choc: «Mi dimetto» E parte per una località segreta con moglie e figli

Messina dalla prossima settimana potrebbe non avere più un sindaco. L’annuncio choc è arrivato ieri sera al termine della lunga seduta di consiglio comunale chiamato a decidere sulla nascita dell’Agenzia comunale per il risanamento. Una struttura centrale per portare a termine la crociata che De Luca si è intestato per eliminare dalla città le 2500 baracche ancora esistenti. E per ottenere i 500mila euro stanziati dalla Regione. Ma i tempi del sindaco non sembrano essere quelli dei consiglieri comunali e così ieri durante la seduta del civico consesso si è registrata una profonda spaccatura. A conclusione della seduta il sindaco è stato lapidario. «Quest’aula mi sta dando un segnale chiaro. Mai mi permetterei di tenere sotto scacco questa città come altri hanno fatto. Allora vuol dire che dalle elezioni è uscito un aborto – ha affermato il sindaco – un cortocircuito di cui prendo atto. Faccio una scelta: mi tolgo da questo campo, da una situazione che non comprendo».

Alla seduta di ieri andata avanti per più di tre ore erano presenti anche i deputati regionali e nazionali messinesi Antonio De Luca, Elvira Amata, Ella Bucalo, Francesco D’Uva, Grazia D’Angelo, Pietro Navarra, Valentina Zafarana e Matilde Siracusano. Ma era assente l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, che ha argomentato la sua non partecipazione con una lettera inviata al consiglio. L’esponente del governo Musumeci ha motivato questa assenza con la volontà di lasciare i consiglieri liberi di decidere e allo stesso tempo rassicurandoli che la Regione attiverà tutte le procedure per risolvere definitivamente il problema baracche, assicurando il sostegno economico e l’appoggio per chiedere la dichiarazione di emergenza allo Stato. Ma la missiva non ha sortito l’effetto sperato. E con un ordine del giorno firmato da quasi tutti i consiglieri la seduta si è aperta con la richiesta del civico consesso al presidente della Regione e all’assessore alle Infrastrutture di «provvedere immediatamente (ai sensi dell’art. 62, comma 3, L.R. n. 8/2018) al trasferimento di 500mila euro necessari per la costituzione e la fase di start up dell’Agenzia comunale per il risanamento e le riqualificazione urbana della città di Messina». 

Un punto su cui De Luca è stato lapidario chiedendo che venisse subito emendato perché ha ribadito più volte «la norma è chiara, avviamo l’Agenzia e poi chiediamo i soldi. La copertura finanziaria c’è. Il problema è politico: questo Consiglio intende istituire l’Agenzia?». E su questo punto si è consumata la spaccatura perché nei vari interventi dei consiglieri tutti si sono detti a favore del risanamento ma con molteplici domande mirate a chiedere tempo e chiarezza maggiore. De Luca ha quindi condannato il Modica operandi del consiglio reo a suo dire di fare solo politica sulle baracche.

«Non ci siamo proprio- ha tuonato- Abbiamo speso 10mila euro per parlare del nulla». Accusa che il presidente del consiglio comunale ha subito rispedito al mittente e che ha fatto sbottare ancora di più il primo cittadino. «Io mi sono esposto in maniera incredibile, ho tracciato un percorso. Quest’aula non può permettersi di delegittimare il sindaco. Qui la questione è politica. Quando ancora sento parlare di questioni tecnico-contabili, che ho spiegato in Commissione Bilancio per cinque ore e mi sento dire le stesse cose in aula, non ci sto. La buona politica sta anche nei tempi. Da un mese lavoro su questo argomento. L’articolo 62 è talmente chiaro che la Regione ha già detto: vuoi la semplificazione? Fatti l’Agenzia. Posso dire sì ad un ordine del giorno con il quale si chiede alla Regione una cosa scontata? Lo volete capire che il tempo è importante? Si o no?». Ecco quindi l’ultimatum fissato al 7 settembre «perché certi percorsi non li decidete voi. Ho fretta di dare risposte alla città. Altrimenti significa che la città non ha bisogno di me. Considerato quello che sta succedendo, non mi resta che decidere se rimanere deputato o fare il sindaco di Messina». 

E poi ancora «abbiamo una visione del buongoverno completamente diversa io e il Consiglio. Se fuori di quest’aula c’è ancora qualche barone che pensa di non poter consentire a De Luca di operare mi sacrifico su un altare che comprende il mio sacrificio». Le continue discussioni e gli interventi dei consiglieri hanno spinto De Luca a prendere atto del fatto che «continuare a discutere di questo significa delegittimare il sindaco». Si è quindi rivolto a Cardile accusandolo di aver parlato come uomo del Pd

«Il Consiglio deve essere con la città. E questo atteggiamento non ha nulla a che vedere con la città e le baracche. Non chiamatelo ricatto. È lo sfogo di un sindaco che ha messo tutto se stesso. Chiamatelo ultimo appello. Io non voglio essere ascritto nella lunga lista dei fallimenti di questa città». Dopo questo annuncio De Luca si è chiuso nel silenzio. È partito in viaggio con la moglie e i figli in una località segreta. Prossimo appuntamento è adesso il prossimo mercoledì. Si discuterà la delibera sullo Statuto dell’Agenzia non passerà il sindaco potrebbe andare via. 

Poco dopo la fine del consiglio comunale la deputata nazionale Matilde Siracusano di Forza Italia ha ostracizzato il comportamento del consiglio comunale. «Ho assistito alla seduta del Civico Consesso messinese con grande sorpresa. Sorpresa nel non leggere negli interventi contrapposti alla proposta dell’amministrazione alcuna critica effettivamente costruttiva». «Avrei ascoltato con interesse proposte alternative che non mi pare siano arrivate dall’opposizione – prosegue -. Un’aula che si è appigliata ad argomenti a mio avviso inconsistenti, quali l’assenza dell’assessore Falcone, o l’interpretazione relativa alla provenienza dei fondi che risultano palesemente iscritti in un atto legittimato dal voto del Parlamento regionale il quale lo ha approvato e inserito in una Finanziaria votata a maggioranza».

«Operare opposizioni ex ante ad una proposta che può finalmente risolvere una questione perché inviso il proponente è una prassi che non appartiene ne a me ne al partito al quale appartengo”, ha fatto eco la deputata regionale di Fratelli d’Italia, Elvira Amata.

«C’è prima di tutto un problema di volontà politica. Si, perché è bene che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. E l’aula della quale ho fatto parte e nella quale sono stata ospite ha una grande responsabilità, a questo punto. Dire il proprio no all’eventuale nascita di un’agenzia che può mettere la parola fine ad una vergogna come quella della baraccopoli che insiste nella nostra città meravigliosa è nelle facoltà del consiglio comunale ma bisogna ammetterlo a viso aperto. È tempo che ciascuno faccia la sua parte. La Regione si è impegnata; l’Ars ha votato lo stanziamento di una somma necessaria alla fase di start up per l’agenzia. Il Governo regionale ha manifestato palesemente il suo obiettivo di risanare la Sicilia. Il consiglio comunale di Messina intende interrompere l’iter? Sono certa che il buonsenso prevarrà e finalmente si capirà che è essenziale adesso risolvere una questione che se non fosse tragica parrebbe quasi comica. Una questione che ci trasciniamo dal secolo – dal millennio – scorso».


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