Vincitori del premio Tavola rotonda al Natale Bio@The Hub Siracusa, i ragazzi dell'associazione Wato hanno proposto tre giornate per sensibilizzare gli abitanti all'uso della bici. Una scelta bio, che passa anche per la rivalutazione dei mezzi in disuso e «la voglia di migliorare la città»
Siracusa, dieci giovani per Goodbike Un progetto tra arte e mobilità sostenibile
«Lamentarsi è troppo facile. Noi abbiamo deciso di tirarci fuori dalla polemica politica e guardare a quanto c’è di positivo. Per migliorarlo». È con questo spirito che dieci ragazzi dai 25 ai 30 anni hanno proposto a Siracusa il progetto Goodbike: tre giornate all’insegna dell’arte e della mobilità sostenibile. Un’idea che ha coinvolto i partecipanti al premio Tavola Periodica tanto da assegnare alla neonata associazione Wato un trofeo, seppur simbolico. Si tratta delle quote di partecipazione al brunch 20 euro a persona organizzato dallo studio di design milanese Ctrlazak in collaborazione con The Hub Siracusa, durante l’appena conclusa manifestazione Natale Bio@The Hub Siracusa.
L’idea era quella di aiutare a finanziare uno dei sette progetti creativi presentati durante l’incontro e selezionati tra le migliori idee arrivate da tutta Italia. Tra i finalisti, oltre ai ragazzi di Goodbike, iniziative a favore dell’imprenditoria femminile, laboratori artistici e videoproiezioni. Ma il più votato è stato il progetto dei ragazzi dell’associazione Wato: Alessia Barone, Andrea Barone, Evelyne Capitanio, Alessandra Di Grande, Alessia Genovese, Giulio Messina, Martina Nigrelli, Tano Rizza, Giuseppe Spampinato, Alessandro Dinaro. Giovani con esperienze diverse dall’organizzazione di eventi all’antropologia andati fuori dalla Sicilia per lavoro o studio e poi tornati. «Ci siamo ritrovati e abbiamo deciso di fare qualcosa di bello per casa nostra».
La loro è una risposta al progetto di bike-sharing proposta dal Comune di Siracusa e rilevatasi fallimentare: per accedere al servizio, infatti, era necessario presentare una richiesta al Comune e pagare alla Posta un canone annuale. «Noi non vogliamo fare polemica sottolinea Alessia Barone ma ci siamo chiesti: E io che sono un turista e magari sto qui solo tre giorni perché mi piace Ortigia?». Tocca rinunciare alla bici. Nonostante Siracusa sia dotata si una pista ciclabile tra le più grandi d’Europa. «Una pista di sei o sette chilometri spiega Alessia che congiunge alcuni tra i punti principali della città e che quindi potrebbe essere usata come percorso alternativo a quello dell’auto tutti i giorni». Oltre che, ovviamente, per una passeggiata nel week-end. Per sensibilizzare i cittadini, i ragazzi di Wato hanno quindi pensato a tre giornate.
Una prima tra gennaio e febbraio per presentare il progetto e il calendario. Che non riguarda solo la mobilità sostenibile, ma anche l’arte. Con un bando rivolto agli «artisti che decideranno di prendere in affido una bici in disuso e trasformarla in un’opera d’arte, secondo la loro creatività». In primavera si entrerà poi nel vivo con la walk and clean: una passeggiata lungo la pista ciclabile con pulizia annessa dei tratti più degradati. «Perché, quando torni in un posto che hai pulito, ci pensi due volte prima di gettare una carta», commenta Alessia. Anche in questo caso non mancheranno gli spazi per la fantasia. Ad esempio, tramite la decorazione dei cassonetti. Attività ludiche e ricreative che verranno riproposte anche nella terza e ultima giornata del progetto, nel corso della quale verranno messe all’asta le biciclette artistiche realizzate dagli artisti.
I proventi serviranno a finanziare una ciclofficina per la manutenzione autogestita. «L’idea è quella di creare un punto dove chiunque possa andare per riparare la propria bici. A disposizione di tutti ci saranno strumenti e conoscenze. Le ultime fino a quando non si sarà capaci di fare da soli», spiega Alessia Barone. Un piccolo passo verso un progetto più ambizioso: una procedura snella e comoda per il bike-sharing. «È il nostro sogno, ma sappiamo che non è facile conclude Al momento ci basta che l’uso della bici a Siracusa possa essere più libero. L’importante però è che non finisca qui».