Belpasso, continua lo sciopero degli operai Sicep «C’è molta paura, siamo stati abbandonati da tutti»

«Ci sentiamo abbandonati da tutti. Dopo il primo giorno di sciopero, ci hanno lasciati soli». A parlare con un velo di rammarico è Antonio, uno dei 24 operai della Sicep che a fine giugno sono stati informati del procedimento di licenziamento intrapreso dai vertici dell’azienda. I lavoratori dell’impresa di manufatti in calcestruzzo e prefabbricati, con sede a Belpasso, dovrebbero ricevere la lettera di licenziamento nei primi giorni d’agosto. Sorpresi da questa decisione, dal 3 luglio hanno deciso di scioperare davanti ai cancelli dello stabilimento. I tagli deriverebbero da una crisi di commesse e a pagare adesso sono i dipendenti con più anzianità.

A 39 anni, Antonio, con due figli e la moglie al sesto mese di gravidanza, rischia di veder svanire il suo posto di lavoro. «Dopo venti anni di servizio in quest’azienda, adesso è arrivata questa notizia, quasi senza una spiegazione – afferma -. Tra i colleghi c’è molta paura per quello che può succedere, alcuni tra i più anziani non potrebbero arrivare alla pensione. Tutto questo non fa che generare confusione». La Sicep, con due strutture in Sicilia, nella sede di Belpasso conta 46 dipendenti. Attualmente tutto lo stabilimento è fermo, tutti i dipendenti sono solidali con i colleghi che rischiano il posto. Il problema è arrivato anche alle cronache nazionali. Ma, a sentire Antonio, l’attenzione verso il sit-in sarebbe andata man mano a scemare. «Tra tutti noi c’è molta solidarietà – continua – ma siamo tutti compatti perché si aspettano altri licenziamenti. I giornalisti sono venuti solo il primo giorno, dopodiché siamo caduti nel dimenticatoio».

Secondo i lavoratori, la decisione dei vertici della ditta sarebbe legata alla volontà di delocalizzare e di assumere lavoratori a contratto. I vertici di Sicep, al momento, preferiscono non rilasciare dichiarazioni. Intanto continua il sit-in, in cui insieme agli scioperanti hanno figurato le sigle di Finleal e Ugl, e una rappresentanza anche del Partito comunista. Domani è prevista un’assemblea sindacale per fare il punto della situazione. «L’assemblea di domani sarà utile a capire quali decisioni intraprendere nei prossimi giorni – afferma Nino Potenza di Finleal -. Abbiamo proposto varie alternative ai vertici aziendali: dalla cassa integrazione ordinaria, fino a quella di ragionare con l’azienda e capire come vogliano contrastare questa crisi di commesse. Molti dipendenti sarebbero disposti anche a ridursi gli orari di lavoro. Ma per l’azienda l’unica soluzione possibile sono i licenziamenti». 

Molti operai si trovano in un limbo: lontani dall’età pensionabile, ma troppo giovani per essere reinseriti nel mondo del lavoro. «Abbiamo proposto all’azienda – continua Potenza – di incentivare alcuni operai che sono vicini alla pensione, ma nemmeno questo sembra rientrare tra le possibili soluzioni. Intanto tutti gli operai sono fermi, tranne quattro del settore amministrativo, che non hanno risposto come i colleghi, continuando a lavorare». Il prossimo appuntamento in agenda è fissato per il 25 luglio in cui ci sarà un confronto tra sigle sindacati e dirigenti alla Direzione territoriale del lavoro di Catania. «Saranno incontri decisivi – conclude Potenza –. Ci sarà anche un incontro in prefettura, ma ancora non sappiamo la data».


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