Il deputato regionale più in vista dei cinquestelle siciliani smentisce le voci su trattative con il governatore. Poi parla della sconfitta alle Amministrative a Ragusa, di mafia e migranti. «Non inseguiamo la Lega, stiamo portando avanti le nostre politiche»
Ars, Cancelleri nega ogni collaborazione con Musumeci «Mai incontrato, su rifiuti e sanità per lui solo bocciature»
Una rete ospedaliera che non sarebbe poi così diversa da quella che aveva in mente Crocetta, i rifiuti che continuano a essere un’emergenza da cui tirarsi fuori ma che finora ha registrato più annunci che fatti, e poi una sconfitta inattesa alle Amministrative e la novità di un’alleanza con la Lega a Roma, che, a dispetto delle smentite, potrebbe riverberarsi anche nel profondo Sud. La vita dei cinquestelle siciliani nei primi otto mesi dell’era Musumeci è un po’ tutto questo e Giancarlo Cancelleri resta il deputato più in vista, in quella che, statuto pentastellato alla mano, sarà la sua ultima esperienza politica da eletto.
Cancelleri, è giunto il momento delle ammissioni. Da più parti si dice che gli attriti con il presidente Musumeci sono stati messi da parte. Addirittura pare che vi incontriate tra palazzo Normanni e palazzo d’Orleans. Novità in vista?
«Si tratta di una totale balla. Da che Musumeci è presidente, non ho mai messo piede nel suo ufficio. L’unica volta che ci siamo parlati è stato quando è venuto il sottosegretario ai Trasporti, Michele Dell’Orco. Mi sono limitato a presentarglielo, eravamo all’Ars. Per il resto nessun contatto di natura politica».
Che ne pensa della scelta di andare a Pontida?
«Non ne penso nulla, ognuno è libero di fare le proprie scelte politiche o cercarsi i canali che possono tornargli utile. Poi se mi chiede se io da presidente ci sarei andato, la risposta è no. Sarei andato a Italia 5 Stelle».
In questi giorni a tenere banco è la bozza della nuova rete ospedaliera. Che idea vi siete fatti?
«Da parte nostra c’è un’assoluta bocciatura. Si tratta di una proposta che non tiene minimamente conto dei territori, nessun sindaco o associazione è stato interpellato, viene tutto calato dall’alto per fare quadrare logiche di centrismo metropolitano».
Cosa intende?
«Voglio dire, per il governo i grandi servizi dovrebbero essere tutti accentrati su Palermo, Catania e Messina. Ciò significherebbe impoverire territori a cui rimarrebbe poco o nulla. Sono sommerso di mail di primi cittadini che si sentono abbandonati. Ma c’è anche un secondo rilievo che facciamo e riguarda il continuare a tenere la medicina del territorio fuori dalla rete ospedaliera. Non si capisce perché ancora non si decida di usare i medici di base in maniera funzionale, invece di mortificandoli facendo fare loro funzioni di segreteria, limitandosi a scrivere ricette».
Quale sarebbe la vostra alternativa?
«La legge Balduzzi permette di creare le Unità complesse di cure primarie, che io chiamo case della salute. Si tratterebbe di mettere assieme i medici di base che si occupano di ogni 20mila abitanti, riunirli in un’unica struttura e garantire un’assistenza 24 ore su 24. Questo alleggerirebbe i pronto soccorsi, anche da un punto di vista di costo economico. Invece la proposta di Musumeci ricalca quella di Gucciardi e del passato governo, la stessa che l’attuale presidente all’epoca attaccava».
Passiamo ai rifiuti. Siamo già alla quarta ordinanza che affronta l’emergenza, nel frattempo il governo sta lavorando a un ddl di riforma del settore e cerca 25 consulenti per scrivere il piano di gestione.
«Sinceramente mi sono stancato di parlare d’emergenza. Sono vent’anni che se ne parla, ed è una cosa strutturata. Con Giampiero Trizzino (deputato regionale M5s, ndr) abbiamo presentato un nostro disegno di legge, che si occupa dell’intera filiera del rifiuto, puntando alla sua valorizzazione. Il governo, appena l’ha saputo, si è affrettato a presentare una proposta governativa. Per l’amor del cielo, ben venga, ma qui però si continuano a fare troppe chiacchiere, mentre c’è bisogno di fatti. E soprattutto evitare nuove possibili speculazioni energetiche».
A cosa fa riferimento?
«Leggevo in questi giorni che ci sarebbero imprenditori che vogliono investire in Sicilia, per ottenere gas dai rifiuti. Vogliamo capire di che tipo di progetti si tratta. Perché un conto è tirare fuori il biogas dall’umido, un altro è se si finisce per usare anche scarti di lavorazione animale o addirittura monocolture coltivate appositamente per produrre energia. In questi casi il digestato che si crea è molto acido e non fa altro che inquinare».
Come ci si sente ad avere perso il primo capoluogo (Ragusa, ndr) in cui vi presentavate come uscenti?
«Per me non è stato un cattivo risultato, abbiamo preso tanti voti, ma è chiaro che la sconfitta c’è stata e va ammessa. Si potrebbero fare tante analisi, ma preferisco guardare avanti. Ho detto ai ragazzi di ripartire da subito per riguadagnarsi la fiducia e tra cinque anni tentare di guadagnarci il diritto di tornare ad amministrare la città di Ragusa. Evidentemente non ci siamo impegnati a sufficienza, ma è una cosa che dico in primis a me stesso».
Non è un tema di politica regionale, ma la Sicilia è la regione più interessata. Parliamo di migranti: da Di Maio a Toninelli, sembra che i ministri cinquestelle inseguano Salvini nelle dichiarazioni.
«Questa esperienza di governo non è una gara a chi ce l’ha più lungo tra noi e la Lega. Stiamo lavorando insieme, dopo avere sottoscritto un contratto di governo. Quando parla Salvini, la faccia ce la mettiamo anche noi. Lui spesso eccede, ma mi pare che i nostri ministri puntualmente lo riportano al proprio posto. Poi con estrema sincerità mi sento di dire che sui migranti non ci stiamo poggiando sulle posizioni della Lega. Le nostre mozioni in Europa e a Roma sono sempre state puntate a ridurre le morti in mare».
Chiudere i porti e impedire alle Ong di salvare vite non pare la scelta migliore. Pochi giorni fa ne sono morti un centinaio.
«Quella purtroppo non è stata la prima strage del mare, ma l’ennesima. Succedeva anche quando li accoglievamo tutti. Per questo la nostra soluzione passa innanzitutto per l’evitare che la gente si metta in mare, facendo i centri di accoglienza e identificazione sulle coste africane, garantirne la gestione attraverso trattati con l’Europa e velocizzare il processo di distinzione tra chi ha diritto alle protezioni internazionali e chi no».
Tra le misure annunciate anche la donazione ai libici di nuove motovedette. Praticamente quello che faceva Minniti. Mossa peraltro criticata, se si considera che a oggi la guardia nordafricana non ha dato garanzie sul rispetto dei diritti umani.
«Le politiche del Pd con le nostre non hanno nulla in comune. Sono convinto che Toninelli lavorerà a un protocollo che servirà a garantire il rispetto dei diritti da parte della guardia costiera libica. E comunque, diciamocelo una volta per tutte: quella fatta finora non è stata accoglienza, è stato un business che ha fatto arricchire un gruppo di persone, che si sono nascoste dietro un buonismo che non ha portato a nulla. Chi viene qui vorrebbe lavorare, non vivere in dei centri-lager, ma per farlo c’è bisogno che gli arrivi siano in linea alla capacità di assorbimento del nostro mondo del lavoro. Se non seguiamo questa strada, si sconfina nel razzismo e devo dire che, ahimè, in Sicilia ne sto respirando sempre di più».
Da siciliano non è impaziente di sentire parlare questo governo di lotta alle mafie?
«Sono certo che il ministro della Giustizia Bonafede inizierà presto a occuparsene. Per esempio, è bastata l’ipotesi di un incarico a Nino Di Matteo per mettere il terrore all’interno delle carceri dove ci sono i condannati al 41 bis. Leggi repressive nei confronti della criminalità organizzata ne verranno fatte. Per il resto credo che siano anche i giornalisti a dettare l’agenda del Paese, finché parlate solo di migranti ci si concentrerà sempre su quel tema».
Se metterete le mani sui vitalizi, Miccichè ha già fatto sapere che chiederà a lei di mantenerlo. Si sente pronto?
«Io e la mia compagna lo aspettiamo a casa. Dove si mangia in due, si può mangiare anche in tre».