Il leader di Forza Italia, appena divenuto primo cittadino etneo, traccia le linee guida del suo mandato. Dall'immigrazione all'igiene urbana, dal tondo Gioeni alla costruzione della giunta. «Bianco? Mi ha chiamato ma non ho potuto rispondere»
Comunali ’18, parla il nuovo sindaco Salvo Pogliese «Le mie priorità? Decoro, rifiuti e sicurezza urbana»
Sono le otto e trenta del suo primo giorno da sindaco di Catania e Salvo Pogliese ha i polpastrelli e le guance quasi consumati perché i cittadini non fanno che fermarsi per lui, vogliono baciarlo, vogliono toccarlo. Lui risponde garbatamente a tutti, mentre gli organi di stampa nazionali, soprattutto le tv, se lo contendono per farlo parlare in diretta. I ragazzi del suo staff lo tengono d’occhio in maniera quasi protettiva, cercano di mantenere un minimo di ordine nel rilascio delle interviste e di evitare che i passanti, distrattamente, impallino le telecamere mentre il leader forzista è on air. Tutto questo accade di lunedì, in una piazza Duomo assolata e piuttosto tranquilla.
Mentre mancano una manciata di sezioni per chiudere i «conti» sui candidati sindaco, Pogliese gira intorno al 52 per cento, con Enzo Bianco inchiodato al 26,6 per cento. Seguono il pentastellato Giovanni Grasso al 16 per cento, Riccardo Pellegrino all’1,6 ed Emiliano Abramo al 3,1. In questo clima, il freschissimo primo cittadino fa una chiacchierata d’esordio con MeridioNews. Lanciando qualche messaggio in bottiglia: uno, per esempio, è per Catania in azione, la lista di Sicilia futura che al momento – intorno al quattro per cento – sarebbe fuori dal Consiglio. «Sono una persona leale», risponde quando gli si chiede se quel flop produrrà qualche grana nel processo di costruzione del nuovo esecutivo cittadino.
Cosa pensa di quello sta accadendo alla nave Aquarius? Lei offrirebbe – come hanno già fatto altri sindaci – la sua disponibilità ad aprire il porto di Catania?
«Credo che questo sia un problema di competenza nazionale. Io credo che Catania sia stata una città solidale, ed è giusto che continui a esserlo. Ma è altresì giusto che le responsabilità sul tema dell’immigrazione vengano ripartite, in maniera collegiale, fra tutti gli Stati europei. L’Italia e la Sicilia sono state lasciate sole a gestire un’emergenza che non è soltanto italiana: è un’emergenza europea. Quindi mi auguro che Malta, la Spagna, la Grecia e tutte le altre nazioni siano all’altezza della sfida che il mutato contesto ci ha imposto».
Quali sono i dossier amministrativi che le sembrano più urgenti per dare una risposta alla città?
«I catanesi ci hanno puntualmente chiesto decoro urbano, più pulizia e più sicurezza. Queste sono le tre priorità. Saremo assolutamente consequenziali».
Qual è la sua posizione in merito alla situazione che si è venuta a creare nel campo della raccolta dei rifiuti, con l’inchiesta Garbage affair da una parte e l’incapacità di assegnare un bando da 350 milioni di euro, cifra che è seconda soltanto a Roma?
«Questa è l’assoluta emergenza. Credo che su questo tema l’amministrazione Bianco abbia fallito su tutti i campi, penso alla raccolta differenziata al 9,5 per cento, che pone Catania tra le ultime città in Italia e ultima in Sicilia. Il bando è andato deserto per quattro volte, credo che questo imponga una svolta, coerentemente con quello che avevamo chiesto. Ci era stato detto che era stata l’Anac a imporre quel capitolato. Bianco è stato puntualmente smentito».
Il tema tondo Gioeni/fontana Gioeni ha monopolizzato gli ultimi giorni della campagna elettorale. Forse in maniera un po’ riduttiva rispetto ai problemi della città. Cosa pensa soprattutto del nodo viario Gioeni?
«Credo che la scelta dell’abbattimento del ponte sia stata scellerata. Quel ponte doveva essere consolidato, non abbattuto. Non lo dice Pogliese, lo ha detto il professore Badalà, illustre esponente della facoltà di Ingegneria al quale era stato affidato il compito di presentare una relazione tecnica. L’abbattimento ha procurato un enorme danno non soltanto al traffico veicolare di quella fondamentale arteria, ma su tutto il territorio. Paradossalmente, dopo quattro anni e dieci mesi l’amministrazione comunale ha trovato una soluzione parziale (l’apertura del bypass di via Castorina, ndr) che qualche beneficio indubbiamente ha recato. Poteva essere trovato con qualche anno di anticipo. Noi affronteremo il tema con grande equilibrio e immagineremo altre soluzioni che ritengo possano dare un impulso alla mobilità. Anche perché, all’interno di quel contesto territoriale, si è bloccato il collegamento tra la parte Nord della città e le parti centrale e meridionale. Grazie, tra virgolette, all’abbattimento del ponte non sono state inaugurate le quattro linee del Brt (bus rapid transit), la prima delle quali aveva prodotto eccezionali benefici (5mila viaggiatori paganti al giorno e i parcheggi scambiatori pieni). Ecco perché quel nodo è strategico per la viabilità della nostra città».
Che tempi si dà per perfezionare la squadra assessoriale e il suo staff, per poi partire a pieno regime? C’è, in questa logica, anche qualche grana? Giusto per fare un esempio, il risultato deludente della lista Catania in azione.
«Ci confronteremo con equilibrio e serenità. Io sono una persona leale, continuerò ad esserlo come sempre nella mia vita. Ci sono state liste che hanno dato un contributo particolarmente significativo, altre un po’ meno rispetto alle aspettative. Ma troveremo un equilibrio all’interno del centrodestra. E non soltanto al’interno del centrodestra».
Tra stanotte e questa mattina ha sentito Enzo Bianco? Vi siete parlati oppure no?
«Non ci siamo ancora parlati. Ho trovato una sua telefonata intorno alle due di notte, alla quale non ho potuto rispondere. Ci sentiremo da qui a breve».