La 61enne friulana è quasi giunta al secondo tour completo del Belpaese, compiuto su una bici a pedalata assistita e riabilitativa. Una «terapia per sé stessa», ma soprattutto un modo per canalizzare l'attenzione delle persone su temi come le migrazioni, la povertà e la disabilità mentale
Giro ’18, la cicloattivista solidale che corre piano Le ruote di Mila Brollo da Gemona a Lampedusa
«Utilizzo la bicicletta non come mezzo di trasporto, ma come mezzo di comunicazione». È la seconda volta che la 61enne Mila Brollo fa il giro della penisola in sella alla sua FuturE bike, a pedalata riabilitativa e assistita. La prima era stata nella primavera del 2016. Friulana di Gemona, Mila è un’attivista. Raggiunge angoli di Belpaese e accende un faro su alcuni temi sociali: soprattutto la migrazione (anzi, «le migrazioni»), ma anche le disabilità mentali, la povertà. «Non sono una ciclista – si presenta – due anni fa l’ho fatto pensando che potesse aiutare me stessa, come una terapia vera, e che potessi parlare dei temi che mi stanno a cuore». E non è ancora stanca di pedalare. «La mia intenzione è fare tutti i confini, ho fatto la costa tirrenica, ora risalirò per quella adriatica, poi ci sarà la tappa più faticosa che è quella delle Alpi. A ispirarmi è l’idea delle porte aperte: quest’anno, poi, è il quarantennale della legge Basaglia, un uomo che ha fatto tanto per aprire le porte dei manicomi».
MeridioNews la incontra proprio nei giorni in cui, in Sicilia, si tiene il Giro d’Italia. E pochi giorni dopo il suo secondo passaggio a Lampedusa. «Una terra di confine – dice – uno scoglio piccolissimo, molto lontano dalla terra. Lampedusa l’avevo conosciuta quando c’era la precedente sindaca (ovvero Giusi Nicolini, a cui è subentrato Salvatore Martello nel giugno 2017, ndr), avevo trovato una città molto complicata, però estremamente pulita, estremamente ordinata, mi era piaciuta molto». I cambiamenti degli ultimi due anni, però, non le sono piaciuti granché. «Ci sono molti cantieri in corso, si sta costruendo, e questa cosa mi ha fatto male. L’Isola – prosegue – ha una sola possibilità: diventare tappa turistica ricca, colta, naturale, di livello. Invece lo sta diventando il posto di un turismo di massa, che non pagherà».
E i barconi carichi di uomini, donne e bambini? L’emergenza Lampedusa, che almeno in parte sfuma rispetto a un anno fa? «L’immigrazione non è un problema reale, è montato, utilizzato. Senza l’immigrazione, l’Italia oggi sarebbe davvero in crisi. E non per i barconi, ma proprio perché ci sono tante persone che lavorano per noi e con noi». Ma Lampedusa non ha rappresentato l’unica tappa isolana. «È la Regione che mi è piaciuta di più in assoluto – ammette – con una grandissima possibilità di godere di bellezze di tutti i tipi, anche quella delle persone». Una bellezza messa a rischio da contraddizioni, cattiva gestione, questioni irrisolte. «Ho istigato i siciliani ad avere più orgoglio – sibila -. La Sicilia è un posto incantevole, ma non trattato benissimo. Spero che nasca un orgoglio nuovo, perché qua c’è tutto».
Pochi giorni fa Mila Brollo ha preso parte, a Catania, alla manifestazione di protesta contro la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme. Ma ha rispetto per la corsa rosa in sé. «Il Giro ha una grande importanza come divertimento popolare, e poi – aggiunge – una gara sportiva è sempre uno stimolo». Lei, però, non è una da frazione a cronometro. «Il mio ciclismo è un ciclismo lento, un turismo rispettoso dei luoghi – dichiara – ma la bicicletta è sempre un valore, una rivoluzione che sta iniziando a compiersi. Non ho nulla contro il Giro, ma la scelta di partire da Israele, specie in questo periodo, è molto forte, compiuta forse per motivi economici. Non voglio immaginare – conclude – che le ragioni siano ideologiche».