A replicare all'invito inviato dai magistrati Andrea Bonomo e Fabio Regolo è l'avvocata Rosa Emanuela Lo Faro. L'inchiesta sul presunto caso di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ha visto cadere l'accusa di associazione a delinquere, con il gip che ha disposto il trasferimento del fascicolo nel capoluogo ibleo
Proactiva, i pm catanesi vogliono interrogare l’Ong Legali: «Non ci presentiamo, competenza a Ragusa»
«Non ci presenteremo, lo abbiamo già fatto sapere alla procura. Si tratta di un invito irrituale, i magistrati catanesi non hanno più la competenza sull’indagine». È la replica decisa di Rosa Emanuela Lo Faro, legale del comandante della Proactiva Open Arms, Marc Reig Creus, in merito all’invito a presentarsi giovedì nei locali di piazza Verga per un interrogatorio di garanzia. La notizia è stata diffusa da Radio Radicale.
L’ong a metà marzo è finita al centro di un’inchiesta della procura etnea, che aveva ordinato il sequestro dell’imbarcazione e ipotizzato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di associazione a delinquere, oltre che per il comandante, anche per la capa missione Ana Isabel Montes Mier e il coordinatore generale dell’ong Gerard Canals. L’impianto accusatorio, tuttavia, ha subito un duro colpo nel momento in cui il gip del tribunale di Catania ha stabilito l’insussistenza dell’associazione a delinquere, dichiarando di fatto incompetente la procura etnea sulla vicenda, dato che la nave di Proactiva era approdata nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa.
«L’informazione di garanzia è stata notificata il 30 marzo – prosegue Lo Faro -. Ma presentarsi all’interrogatorio sarebbe inopportuno, lo ha stabilito il gip. Non c’è più l’accusa di associazione a delinquere e lo abbiamo già fatto presente alla procura di Catania». A spedire l’invito sono stati i magistrati Fabio Regolo e Andrea Bonomo, titolari dell’inchiesta nata dalla scelta fatta dalla ong spagnola di portare i migranti in Sicilia, dopo un primo sbarco a Malta. La vicenda si è svolta a metà marzo, nel corso di due giorni in cui i volontari impegnati nei soccorsi in mare avevano dovuto fronteggiare le minacce della guardia costiera libica che, armi in pugno, avrebbe intimato alla ong di cedere i migranti appena recuperati e fatti salire a bordo.
Successivamente, Proactiva ha fatto rotta verso Malta per consentire un intervento d’urgenza nei confronti di un neonato, per poi ripartire verso l’Italia. Quest’ultima scelta, secondo i magistrati catanesi, sarebbe stata priva di motivazione. Mentre gli indagati si sono difesi, ribadendo che il governo maltese non ha mai mostrato disponibilità ad accogliere nei propri porti i migranti recuperati nel Mediterraneo. «La volontà di incontrare gli organi inquirenti chiaramente rimane, ma vogliamo confrontarci con coloro che il gip ha stabilito debbano occuparsi di questa storia», conclude Lo Faro. I pm ragusani ai quali è stato trasferito il fascicolo relativo a Proactiva sono il capo della procura Fabio D’Anna e Santo Fornasier.
A commentare l’ultima novità è anche Alessandro Gamberini, l’avvocato difensore di Montes Mier e Canals. «La procura di Catania ha sorprendentemente disposto la citazione con un capo di incolpazione identico a quello per il quale aveva disposto il sequestro della nave Open Arms», si legge in una nota. Gamberini poi sottolinea come i magistrati etnei non abbiano più la possibilità sullo sbarco di metà marzo. «Libera, formalmente, la procura di Catania di indagare sull’esistenza di fantomatiche associazioni per delinquere, aprendo un altro procedimento – prosegue il legale -. Meno libera di arrogarsi un’indagine sullo sbarco a Pozzallo dell’Open Arms già trasmessa alla procura di Ragusa». Infine un affondo nei confronti dei presunti condizionamenti ideologici che muoverebbero i pm etnei. «Ciò conferma la sgradevole sensazione che l’esercizio della giurisdizione sia condizionato fortemente – conclude Gamberini – da una scelta ideologica che pretende a tutti i costi di monopolizzare le indagini in questa vicenda».