Rifiuti, gli affitti a Roma pagati da Antonio Deodati Assunzioni e favori tra Rosso, Fazio e la Eco.Car

Un affitto da 800 euro al mese, a Roma, destinato alle figlie del ragioniere generale Massimo Rosso e pagato da Antonio Deodati, patron di Ecocar. I fidanzati delle ragazze, studentesse universitarie, assunti a tempo indeterminato in aziende proprio di Deodati. Le vacanze di Orazio Fazio, definito «faccia di bronzo» e responsabile dell’esecuzione del servizio della nettezza urbana, spesate dall’azienda che avrebbe dovuto controllare. E le proroghe, una dietro l’altra, a un raggruppamento d’imprese a cui partecipava essenzialmente una nuova versione della Ipi, l’azienda che insieme a Oikos aveva gestito la raccolta della spazzatura dal 2011. I rimproveri ai sorveglianti che avevano notato i disservizi nella raccolta dei rifiuti e che li avevano segnalati, senza però essere ascoltati. Sullo sfondo i cittadini catanesi e la spazzatura in una città con livelli di raccolta differenziata sotto il dieci per cento. L’inchiesta Garbage affair della procura di Catania parla di munnizza e cattiva amministrazione. E parla di quel mini-bando da 12 milioni di euro, che andrà di nuovo in proroga alla fine di questo mese, aggiudicato a Sen.Eco., fusione di Senesi ed Ecocar, uniche partecipanti a una procedura negoziata aperta sotto Natale 2016 e chiusa nel periodo dell’Epifania 2017.

Agli arresti è finito Antonio Deodati, classe 1962, padre nobile di Ecocar e componente di una famiglia che nel settore dell’igiene pubblica ha costruito un colosso. In carcere c’è andato anche Orazio Fazio (classe 1954), responsabile del servizio Nettezza urbana del Comune di Catania, pezzo grosso della direzione Ecologia e lealissimo del sindaco Enzo Bianco. Nelle foto, che adesso è difficile rintracciare online, il primo cittadino e Fazio camminano vicini. A casa di quest’ultimo – protagonista di una fulminea ascesa negli uffici comunali, da semplice dipendente invalido civile – gli investigatori hanno trovato 21mila euro in contanti e blocchetti di buoni carburante.

Le accuse per Deodati e Fazio sono di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ai domiciliari è stato messo invece Antonio Natoli (classe 1972), ex dipendente della Ipi e poi transitato in Ecocar tramite il consorzio Sen.Eco.: per lui l’accusa è di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Sono invece interdetti per un anno dai pubblici uffici Massimo Rosso, ex capo di gabinetto di Bianco, adesso ragioniere generale a Palazzo dei Chierici, fino a ieri uomo cardine di questa amministrazione e, adesso, cardine invece di un’indagine che, secondo il procuratore capo Carmelo Zuccaro, ha iniziato a smantellare un sistema di «ladri di futuro»; e Leonardo Musumeci (classe 1984), nominato dirigente del settore Ecologia nel 2017, quando il suo predecessore era finito indagato per trasporto illecito di rifiuti. Rosso (interdetto per un anno anche dai ruoli di rilievo nelle imprese) è indagato per corruzione, mentre a Musumeci è contestata l’accusa di turbata libertà degli appalti. Tra gli indagati c’è anche Francesco Deodati (classe 1967), amministratore unico della Eco.Car e cugino di Antonio Deodati. L’accusa, nei suoi confronti, è di nuovo di turbata libertà degli appalti.

L’inchiesta verte, più che sulla gara d’appalto settennale, sulla gara ponte da 106 giorni. Un procedimento amministrativo che arrivava a seguito delle continue proroghe affidate al consorzio Ipi-Oikos, commissariato per anni a seguito delle interdittive antimafia che avevano colpito le due aziende. Come svelato da MeridioNews, il mini-bando – pubblicato sotto le festività natalizie – aveva registrato l’arrivo di una sola offerta: formulata da Senesi insieme ad Eco.Car.. Uniche partecipanti, le due aziende avevano avuto strada facile, nonostante, secondo la procura, la mancanza di alcuni requisiti. In primo luogo il fatto che una delle due ditte avesse, nel triennio 2015-2017, svolto servizi analoghi per un importo complessivo di almeno 23 milioni e mezzo di euro, o in Comuni grandi quanto Catania. C’era poi un altro elemento: che la proprietà di Eco.Car. era essenzialmente riconducibile – cosa che questa testata aveva raccontato oltre un anno fa – allo stesso gruppo imprenditoriale della Ipi sotto interdittiva antimafia.

Ed è ad Antonio Deodati che gli inquirenti attribuiscono il ruolo di vera e propria mente dell’operazione. Con l’aiuto sia del suo braccio destro nel Catanese (il lavoratore Antonio Natoli) sia dei due funzionari giudicati infedeli: Orazio Fazio e Massimo Rosso. Fazio si sarebbe occupato di evitare che venissero comminate le sanzioni per i disservizi prima a Ipi-Oikos e poi a Sen.Eco.. Ottenendo, in cambio, computer, cellulari e il pagamento delle vacanze da parte di Antonio Deodati. Avrebbe inoltre chiesto e ottenuto l’assunzione di alcuni lavoratori nel nuovo consorzio. Leggermente diverso sarebbe stato il ruolo di Rosso, definito «stabilmente a disposizione di Deodati», al quale avrebbe anche fornito assistenza contabile e commerciale. In un caso, mentre su Eco.Car. sarebbe stata pendente una contestazione da parte dell’Agenzia delle entrate, avrebbe rallentato un pagamento di circa 700mila euro da parte del Comune di Catania, in attesa che la ditta laziale ricorresse contro la multa e potesse quindi incassare subito la somma, senza che venisse bloccata dall’erario.


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