Gestione di discarica e disastro ambientale, ma anche turbativa d'asta e falso ideologico sono le ipotesi contenute nell'avviso notificato dalla Procura di Catania. Tra gli indagati l'ex rettore Latteri
Farmacia: indagini chiuse, tredici gli indagati
Per il caso Farmacia le indagini preliminari sono chiuse. Nell’avviso notificato venerdì a tutti gli indagati figurano tredici nomi e sei diversi capi d’imputazione. Si comincia con la gestione di discarica e il disastro ambientale, reato che viene ipotizzato a carico dell’ex rettore dell’Università e attuale parlamentare nazionale del Mpa Ferdinando Latteri, dell’ex direttore amministrativo dell’Università Antonino Domina, dell direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche Franco Vittorio (all’epoca dei fatti a capo della commissione permanente per la sicurezza), di Lucio Mannino (dirigente dell’ufficio tecnico) e di cinque componenti della commissione permanente sulla sicurezza: Marcello Bellia, Giuseppe Ronsisvalle, Francesco Paolo Bonina, Giovanni Puglisi, Fulvio La Pergola. Ma si parla anche di turbativa d’asta e falso ideologico, per cui sono indagati Giuseppe Virzì (presidente della commmissione di aggiudicazione della gara d’appalto per i “lavori di rifacimento degli impianti di scarico acque reflue e meteoriche dell’edificio 12 della Cittadella”), Lidia Alfieri, Valeria Graffeo e Domenico Di Franca (membri della suddetta commissione). E per falso ideologico risultano indagati anche Latteri, Domina e Mannino: secondo il Pm quest’ultimo, in una relazione, avrebbe presentato come semplici “risalite di umidità” dei malfunzionamenti nelle tubature che si dovevano, invece, alla scorretta gestione dei reflui; mentre Latteri e Domina avrebbero approvato questa relazione pur essendo consapevoli della sua falsità.
Indagini chiuse, dunque, e facoltà per gli indagati di farsi interrogare dai pm o presentare memorie e risultati di indagini difensive. «Ma la cosa importante – commenta l’avvocato Santi Terranova, legale delle famiglie degli studenti, ricercatori, docenti e tecnici di laboratorio che chiedono chiarezza sulle morti e le malattie a Farmacia – è che il Pubblico Ministero non ha chiesto l’archiviazione del caso». L’avvocato è dunque fiducioso che «un processo ci sarà». E intanto attende «l’incidente probatorio per stabilire il nesso di causalità tra la situazione ambientale e le decine di morti per tumore».
L’incidente probatorio, più precisamente, dovrebbe riguardare la seconda indagine sul caso Farmacia, quella che ipotizza I reati di omicidio e lesioni colpose. Ma è opportuno ricostruire la vicenda ripartendo dall’inizio.
Era l’8 novembre 2008 quando i Carabinieri posero i sigilli all’edificio 2 della Cittadella Universitaria, sede di aule didattiche ma soprattutto di laboratori. E proprio in rapporto a questi ultimi la Procura di Catania dispose il sequestro di tutta la struttura, con l’ipotesi di disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata. A far partire l’inchiesta era stato un esposto anonimo sull’esistenza di zone contaminate: rifiuti speciali di laboratorio sarebbero stati in passato eliminati gettandoli nei lavandini.
Il sequestro era stato preceduto da un anno di indagini, concentrate sui fatti avvenuti dal 2004 al 2007. E fu seguito dalla denuncia della famiglia di Emanuele Patanè, dottorando deceduto a 29 anni per un tumore al polmone. Da qui l’apertura di un secondo fascicolo, con l’ipotesi di omicidio e lesioni colpose.
Nel processo per disastro ambientale, l’Università è stata ammessa come “parte offesa”, con non poche perplessità da parte di alcuni legali degli indagati che, invece, ne ipotizzavano la possibile responsabilità civile. A gennaio anche le famiglie di studenti e dipendenti di Farmacia morti o ammalati sono state ammesse ad intervenire, con i loro legali, a questo primo processo. A febbraio, intanto, venivano disposte le prime analisi per l’incidente probatorio, per accertare l’attuale tasso d’inquinamento all’edificio.
A maggio 2009 la Procura accettava la richiesta dell’Ateneo di togliere i sigilli all’edificio 2: i primi risultati emersi dall’incidente probatorio sembravano, infatti, escludere un’ipotesi di attuale rischio per la salute. Piano terra, primo, secondo e terzo piano potevano dunque riaprire. Il sequestro si è protratto per qualche mese per i laboratori nel seminterrato e le aule ad essi adiacenti. Ad ottobre è però arrivato l’esito finale delle perizie disposte dal Gip Antonino Fallone, che hanno accertato lo stato di effettiva sicurezza al momento della verifica. Da qui la totale riapertura dell’edificio 2 della Cittadella. Ma – ferma restando l’agibilità attuale – restano da chiarire le responsabilità di quanto avvenuto in passato. L’avviso di chiusura delle indagini rappresenta, in questo senso, un passaggio
procedurale. In attesa degli sviluppi dei prossimi mesi.