I dati dell'analisi L'Italia delle slot, realizzata dal gruppo editoriale Gedi e da Visual lab, non tengono conto di scommesse sportive e apparecchi abusivi. Catania è terza in Sicilia e undicesima in Italia per spesa in videolottery e new slot. Dati disparati negli altri Comuni della provincia
Gioco d’azzardo, nel 2016 spesi a Catania oltre 200 milioni In media ogni cittadino ha giocato 668 euro in slot machine
Un misuratore del gioco d’azzardo. Un database interattivo – basato su dati 2016 dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli – realizzato dal gruppo editoriale Gedi, già gruppo L’espresso, in collaborazione con Visual lab. Si chiama L’Italia delle slot. Incrociando Comune per Comune la spesa dei cittadini in videolottery (apparecchi che accettano anche banconote, si trovano in locali specializzati) e new slot (macchinette più diffuse, montate anche in bar e tabaccherie, che vanno solo a monete) con dati Istat e del ministero delle Finanze, i realizzatori sono riusciti a produrre una miniera analitica molto interessante: spesa totale per ogni città e Regione, analisi comparative, giocate pro-capite. Con qualche sorpresa che riguarda Catania e la sua provincia. Ma bisogna capire bene il perché.
Nella città dell’elefante la spesa pro-capite in gioco d’azzardo per l’anno 2016 è stata di 668 euro, per l’esattezza 241 in new slot e e 427 in videolottery. Valori calcolati su una popolazione di 313.396 persone, con un reddito individuale da 18.039 euro. Nel complesso, in città, sono stati infilati nelle apposite fessure 209,37 milioni di euro. Non è un refuso: oltre 200 milioni. Gli apparecchi sono in tutto 1524, 4,9 ogni mille abitanti. La spesa pro-capite catanese è undicesima in italia tra le città di grandi dimensioni. In Sicilia è terza dopo Ragusa e Caltanissetta, che spendono a persona rispettivamente 874 e 694 euro l’anno. Un punto di equilibrio che, a prima vista, appare quasi lusinghiero nel raffronto con le città del Nord, che sono tutte ai primi posti della graduatoria nazionale. Ma qui entra in scena una forte disparità nel reddito. Infatti l’indice Comune virtuoso è basso, solo due punti su cinque. Senza contare che il lavoro di Gedi e Visual lab è imperniato sul gioco d’azzardo perfettamente legale, mentre all’ombra dell’Etna – lo dicono la cronaca e i mattinali delle forze dell’ordine – c’è un florido livello di gioco abusivo. E i dati non tengono in considerazione un settore a parte, ipertrofico anche lui: le scommesse sportive.
Gli altri Comuni della provincia presentano numeri disparati. Ad Acireale la spesa pro-capite è di 542 euro, per un totale di 28 milioni. Ci sono 221 macchinette, 4,2 ogni mille abitanti. A Caltagirone, in media, ogni cittadino ha speso nel 2016 211 euro, 8,12 milioni in tutto. Nel centro calatino videolottery e new slot sono 161, 4,2 su mille cittadini.
A Bronte ogni cittadino si gioca in un anno 267 euro. Nella città pedemontana ci sono 71 apparecchi elettronici con una media di 3,7 dispositivi ogni 1000 abitanti. Poco peggio fa Paternò, con 268 euro di giocate pro-capite. Qui ci sono tante opportunità di gioco, basti pensare che ci sono 220 impianti che erogano vincite in denaro. Tra i Comuni in cui la gente decide di più di investire nell’azzardo c’è Misterbianco. Con un ammontare di giocate a persona che si attesta a quota 873 euro, nonostante ci siano meno dispositivi, 219, rispetto a Paternò. L’indice di virtuosità, considerati i dati generali, si attesta anche qui a livelli bassi. Segnale di eccessiva diffusione di slot e giocate. Secondo la fotografia fornita dal rapporto L’Italia delle slot si investe poco in questo settore ad Adrano, con una spesa pro-capite di 163 euro e appena 52 apparecchi nella cittadina e un indice di virtuosità massimo.
Discorso inverso per Belpasso, con un soglia di 434 euro che mediamente ogni cittadino ha investito nel 2016 nel settore del gioco legale. Peggio fa la fascia ionica con il Comune di Giarre. Una popolazione complessiva di 27mila abitanti e un reddito medio di 16mila euro che fanno da contraltare ai 956 euro che mediamente ogni cittadino ha giocato. Nei paesi vicini le cifre scendono sensibilmente. Nell’abbassare l’asticella incidono popolazione e numero di apparecchi. A Mascali, per esempio, ci sono 25 dispositivi e una spesa annua che nel 2016 si è fermata a 154 euro. Meglio ancora fa Riposto con appena 66 euro.