Noto, il progetto della discarica vicino Cavagrande Senza l’interdittiva antimafia, l’impresa ci riprova

«Stiamo valutando una denuncia alla Procura per abuso d’ufficio e un ricorso al Tar». Replica così l’avvocato Giuseppe Sodano, legale della Soambiente srl – la società che ha in progetto la realizzazione di una discarica di rifiuti nel territorio di Noto, non distante dalla riserva naturale Cavagrande del Cassibile – alla diffida con cui il Comune ha intimato all’impresa della famiglia Sodano di non avviare i lavori annunciati a metà novembre, che prevedevano una prima recinzione e pulizia dei luoghi. La misura dell’ente locale richiama i vincoli introdotti dal piano paesaggistico e la necessità di ottenere anche l’autorizzazione da parte della Sovrintendenza ai beni culturali.

La storia della discarica che dovrebbe sorgere in contrada Stallaini inizia nel 2009, quando l’azienda agrigentina avvia l’iter per ottenere le autorizzazioni necessarie. A dicembre 2012, il dipartimento Acque e Rifiuti della Regione concede l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) riguardante la realizzazione di un’area di 614mila metri cubi, suddivisa in cinque vasche, quattro delle quali da riempire con rifiuti non pericolosi – soprattutto materiali inerti e derivanti da lavorazioni edilizie ed estrazioni di minerali – e una di circa 60mila metri cubi dove depositare cemento amianto. L’incartamento presentato agli uffici regionali include anche un parere di massima favorevole della Sovrintendenza di Siracusa, con l’ente però che specificava la necessità di redigere di un progetto esecutivo dettagliato su quanto si sarebbe dovuto realizzare sull’altopiano – uffici, recinzione, area gioco – e di come sarebbe stato sistemato il verde una volta concluse le operazioni di abbancamento, prima di potere dare il proprio via libera.

Un anno e mezzo dopo, però, due impedimenti di non poco conto bloccano ogni via libera: a giugno 2014, la prefettura di Agrigento emette un’interdittiva antimafia per la Soambiente, mentre il mese dopo l’amministratore unico della società Calogero Sodano viene arrestato, insieme al fratello Nicolò, nell’inchiesta Terra mia della Procura di Palermo sui presunti rapporti corruttivi che alcuni imprenditori del settore dei rifiuti avrebbero instaurato con il funzionario della Regione Gianfranco Cannova. Proprio quest’ultimo – anche lui arrestato – era stato il responsabile del procedimento per il rilascio dell’Aia alla Soambiente. Al momento Sodano sta affrontando il processo di primo grado. 

L’improvviso stallo dura quasi tre anni: a marzo di quest’anno, infatti, la prefettura di Agrigento iscrive l’impresa nella white list, ritenendo non esserci più il pericolo di infiltrazione mafiosa. La decisione arriva pochi mesi dopo che Sodano esce formalmente dalla compagine societaria, lasciando il posto al figlio Paolo. Al quale successivamente si aggiungono altri due soci: si chiamano entrambi Salvatore Sodano e sono uno lo zio e l’altro il cugino di Paolo, che rimane amministratore unico pur avendo soltanto il 27 per cento delle quote sociali. I due fatti – l’uscita di Calogero Sodano e il nulla osta prefettizio – non sarebbero legati da alcuna relazione causa-effetto. «L’interdittiva era stata emessa per un presunto rapporto tra Sodano e Salvatore Guarraggi, da cui Sodano aveva acquistato un terreno», spiega l’avvocato di Soambiente. Guarraggi, nel 2012, fu arrestato nell’ambito dell’operazione antimafia Nuova cupola. Processato, è stato assolto in secondo grado nell’estate dello scorso anno. «Quell’assoluzione ha fatto venire meno qualsiasi sussistenza di motivi interdittivi a carico di Sodano e dunque il reintegro nella white list è stata conseguenza naturale», sottolinea l’avvocato dell’impresa.

Davanti a tale novità, ad aprile il dipartimento regionale, con un decreto a firma del dirigente generale Maurizio Pirillo, ha annullato la precedente revoca, riabilitando l’Aia per Soambiente. Con l’impresa che oggi vorrebbe dare inizio ai lavori. «Il progetto prevede un ripristino dell’ambiente e nessun rischio per l’ecosistema – assicura l’avvocato -. Tutti i protocolli di sicurezza verrebbero rispettati e a saturazione del sito sarebbero avviate delle misure per favorire la fruizione dell’area, anche in ottica turistica. Il parere della Sovrintendenza? Tra i documenti presentati nel 2012 per ottenere l’Aia c’era anche quello».

Di avviso diverso, oltre all’amministrazione comunale di Noto guidata dal sindaco Corrado Bonfanti, anche la deputata nazionale del Movimento 5 stelle Maria Marzana. «Chiederò alla Soprintendente – si legge in una nota – di esprimersi e intervenire con urgenza sulla questione, ancor più che nel frattempo è intervenuta l’adozione del piano paesistico e che l’area interessata, essendo soggetta a livello di tutela 2, esclude la realizzazione di discariche». A MeridioNews, la parlamentare sottolinea come «il tema della Sovrintendenza torna attuale, poiché già nel 2012 la ditta non aveva ricevuto l’approvazione».


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