L'ipotesi che una struttura ricettiva alle porte del piccolo paese etneo possa trasformarsi in centro per minori non accompagnati ha fatto esplodere lo scontro politico. Per il primo cittadino arrivano accuse da ogni parte, ma la risposta è netta: «Meglio uno Sprar che progetti calati dall'alto»
Milo, bagarre sull’agriturismo da aprire ai migranti Sindaco: «Nessuno di noi è contro l’accoglienza»
Una bagarre che intreccia il nodo dell’accoglienza dei migranti alla politica locale, in questo caso quella che anima un paese di meno di mille abitanti. A Milo, piccolo Comune sul versante orientale dell’Etna, le dimissioni in blocco della minoranza consiliare guidata dall’ex sindaco Giuseppe Messina segnano un altro picco nello scontro senza esclusione di colpi con l’amministrazione del sindaco Alfio Cosentino. Primo cittadino che, stretto tra vari fuochi, si è giocato la partita allontanando da sé ogni ombra di razzismo o di «speculazione» – quella tirata in ballo dalle accuse – richiamandosi al «senso di responsabilità». La miccia l’ha accesa, quest’estate, l’ipotesi – che da un momento all’altro può diventare realtà – dell’arrivo nel borgo di 40 e forse più migranti in un centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati che dovrebbe sorgere nei locali di un agriturismo alle porte del paese, il Ghebel resort. La struttura, giudicata idonea da prefettura e dagli stessi uffici comunali chiamati al controllo, è stata presa in affitto – ma non sarebbe ancora autorizzata in toto – dal Consorzio Umana Solidarietà di Palermo, fra i mormorii della gente e l’offensiva dell’opposizione che, in uno dei vari manifesti fatti affiggere in paese sull’argomento, ha così tirato le somme: «Milo e i milesi sono stati venduti al business dei migranti».
Eppure Cosentino, della linea delle porte aperte verso i nuovi arrivi, non se n’era fatto paladino a prescindere. Ed infatti, l’avvio da parte del Comune di una raccolta firme contro la «paventata apertura» del centro per minori ha aperto un altro fronte di polemica. A chi lo accusa, però, di strizzare l’occhio a razzismo o intolleranza, il sindaco di Milo risponde con un invito a «contestualizzare», lasciando da parte «conclusioni superficiali». D’altronde, parlerebbero gli atti: la sua maggioranza consiliare ha votato un atto di sostegno all’adesione del Comune al circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). «Io e la mia comunità non siamo contro l’accoglienza – spiega Cosentino a MeridioNews – però dobbiamo tenere conto del nostro contesto e delle esigenze di un piccolo centro come il nostro». Del resto, 40 o più minori non si contano nemmeno fra gli attuali residenti di Milo, popolazione di pochissimi giovani e tanti anziani. «Abbiamo due soli vigili urbani e un assistente sociale, diviso peraltro con il Comune di Sant’Alfio – ricorda il sindaco – forme di accoglienza calate dall’alto, avulse dalla nostra realtà come quella che si vorrebbe realizzare nel’agriturismo, non sarebbero compatibili con il paese né favorirebbero l’integrazione».
Altro discorso per la questione Sprar: «Sarebbe molto più sostenibile – sebbene non è detto che il numero degli arrivi sia minore – e per questo siamo pronti ad assumerci una responsabilità di questo tipo, anche se talvolta non è facile chiarire la questione alla gente», aggiunge Cosentino. Proprio l’idea Sprar è stata duramente contestata nelle ultime sedute consiliari dalla minoranza, che ha poi fatto recapitare le lettere di dimissioni dei quattro consiglieri insediatisi nel 2015. Al prossimo consiglio comunale, così, si procederà con le surroghe attingendo ai non eletti della vecchia lista patrocinata dall’ex sindaco Messina.