Pur non avendo mai avuto condanne per associazione mafiosa, la Dia di Messina lo ritiene vicino alla famiglia di Mistretta. Il suo nome compare nelle inchieste Omega, Scipione, Dionisio, Autostrada e Montagna. Tramite la sua società avrebbe ottenuto commesse pubbliche, servite anche a rimpinguare le casse dei clan
Mafia, sequestro da oltre un milione a Smiraglia Imprenditore partecipò a summit di Cosa nostra
Dopo il primo sequestro di beni dello scorso 18 luglio, viene nuovamente aggredito il patrimonio di Antonino Smiraglia. Questa volta gli uomini della Dia hanno sequestrato un’azienda, un fabbricato e cinque terreni, nei comuni di San Marco d’Alunzio e Sant’Agata di Militello per un valore complessivo pari a un milione e 100mila euro. Il nuovo provvedimento nasce da ulteriori approfondimenti investigativi effettuati dal personale della Direzione investigativa antimafia in piena sinergia con la Dda di Messina.
Smiraglia è un noto imprenditore considerato legato alla famiglia mafiosa di Mistretta, il cui esponente di vertice era Sebastiano Rampulla, rappresentante provinciale di Cosa Nostra e fratello di Pietro, condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Caltanissetta poiché ritenuto l’artificiere della strage di Capaci. Come accertato dagli investigatori, con la compiacenza di fidati prestanome, congiunti o anche semplici collaboratori, Smiraglia sarebbe riuscito a «schermare i suoi interessi imprenditoriali riferibili alla Sud Marmi srl, mediante l’acquisto del pacchetto societario – formalmente non registrato – entrato in suo possesso da oltre tre anni, attraverso la Calcem srl, già sequestrata».
L’uomo, pur essendo finito in diverse inchieste, tra le quali Omega, Scipione, Dionisio, Autostrada e Montagna, non ha mai subito provvedimenti di condanna per reati associativi o connessi agli ambienti della criminalità organizzata. Tuttavia, nel corso delle indagini, è emerso il collegamento della figura dell’imprenditore con la criminalità organizzata attiva prevalentemente nell’area nebroidea e barcellonese e in particolare alla famiglia di Mistretta influente lungo la fascia costiera tirrenica. Secondo la procura, proprio grazie a questi legami affaristici, Smiriglia avrebbe ottenuto commesse pubbliche i cui introiti, avrebbero, in parte, rimpinguato le tasche di Cosa Nostra.
Secondo gli investigatori, avrebbe partecipato anche a summit mafiosi in quanto riferimento importante per diverse consorterie criminali locali. Smiriglia al momento risulta imputato in procedimenti penali per il reato di bancarotta fraudolenta.