Il voto positivo del CdA d'Ateneo conferma la rimodulazione delle tasse universitarie per l'anno 2010/2011 e il Rettore, pur rammaricato, ha confermato che non si torna indietro. Così, frequentare i corsi dell'Università di Catania costerà agli studenti da 419, 62 a 1499, 62 euro, aumentando la quota base da 190 a 320 euro. In più, corsi singoli salatissimi e requisiti più proibitivi per accedere alle detrazioni per merito
E io pago!
E’ ufficiale. Dopo il voto positivo del Consiglio d’Amministrazione d’Ateneo, riunitosi lo scorso 4 giugno, è stato dato il via libera definitivo alla rimodulazione delle tasse e dei contributi per l’anno accademico 2010/2011. In pratica, si tratta di un aumento delle tasse universitarie, distribuito su tutte le fasce di reddito delle famiglie degli studenti universitari catanesi, che ammonta a 130 euro in più rispetto all’anno scorso. Cifre alla mano, per tutti i corsi di laurea, gli studenti dell’Università di Catania dovranno sborsare 320 euro di quota base, contro i 190 del 2009. L’aumento riguarderà gli importi delle singole fasce Ice (Indicatore condizione economica) e il contributo base, che fino all’anno scorso ammontava ad una spesa compresa tra i 60 e i 300 euro a seconda della facoltà, sarà cancellato.
Insomma, alla luce di questi dati, agli studenti toccherà pagare 320 di tassa base, 85 di tassa regionale per il diritto allo studio e 14,62 di diritti di bollo, per un totale minimo di 419,62 euro, fino ad arrivare ad un massimo, in base al reddito, di 1.499,62 euro. La somma sarà divisa in due rate, di cui la prima ammonterà a 299, 62 euro (200 euro di quota fissa più tassa regionale e bollo, da corrispondere all’Ateneo entro il 10 ottobre), mentre la seconda sarà composta da un fisso di 120 euro, a cui si dovrà sommare un ulteriore contributo variabile che, in base alle fasce di reddito Ice, ammonterà da 20 a 1280 euro. La seconda rata, con importo inferiore o uguale a 200 euro, avrà come scadenza il 31 marzo. Le rate dai 200 euro in su, dovranno essere saldate al 50% entro fine marzo, mentre la somma rimanente avrà come scadenza il 31 maggio. Confermato, quindi, quanto stabilito dal Senato Accademico di venerdì 28 maggio.
Per le scuole di specializzazioni mediche, invece, la musica cambia rispetto a quanto annunciato dal Senato: la tassa unica di 1.600 euro sarà annullata, equiparando il sistema di iscrizione ai corsi di laurea e alle scuole di specializzazione di area non medica. Aumenti fino al 200%, invece, sono previsti per l’acquisto dei corsi singoli, che lieviteranno a 30 euro, contro i 10 dell’anno scorso, per ciascun credito formativo, variando in base a cinque diverse fasce di Ice. Rimane inalterata la spesa per i dottorati, il cui importo, per gli studenti senza borsa di studio, corrisponderà a 320 euro, da sommare, ovviamente, a tassa regionale per il diritto allo studio e a bollo virtuale.
Nuove anche le condizioni di merito per ottenere detrazioni dalle tasse. Per gli iscritti ad anni successivi al primo, il requisito corrisponde all’acquisizione, entro il 10 ottobre, del 70% dei crediti previsti per l’anno precedente, oltre a tutti quelli degli anni passati, registrati con una votazione media pari almeno al 28,5. Le matricole dei corsi di laurea triennale e magistrale a ciclo unico dovranno, per avere diritto alla detrazione, aver conseguito il diploma con il massimo dei voti. Gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea specialistica, dovranno invece avere ottenuto alla triennale il massimo del punteggio.
In merito all’innalzamento delle tasse per il prossimo anno accademico, il Rettore Antonino Recca si è dichiarato profondamente rammaricato, ammettendo di non aver potuto procedere diversamente per far fronte ai tagli operati dal Governo nazionale ai finanziamenti destinati all’istruzione e all’università. Il Rettore ha inoltre assicurato di aver contenuto al massimo possibile gli aumenti, equiparando il livello di tassazione dell’Università di Catania con quello praticato dalle Università statali di Palermo e di Messina, e che, sempre secondo Recca, resterà comunque più basso rispetto alla Kore di Enna.