Giuseppe Maurizio Spanò è stato ritenuto responsabile dal tribunale di Marsala, che lo ha giudicato con rito abbreviato. Il caso è partito da una denuncia di una donna che si era risvegliata in anticipo rispetto al previsto. L'imputato aveva chiesto la sospensione del processo per possibile condizionamento da parte dei media
Nove anni all’infermiere che abusava dei pazienti Le vittime sotto anestesia erano anche fotografate
È stato condannato a nove anni Giuseppe Maurizio Spanò, l’infermiere marsalese accusato di aver abusato di alcune pazienti sotto anestesia mentre prestava servizio all’interno dello studio medico del noto gastroenterologo Giuseppe Milazzo. La sentenza, è stata emessa questa mattina dal gup del tribunale di Marsala. Per l’ex infermiere, 54 anni, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, il pubblico ministero Silvia Facciotti, aveva chiesto la condanna a 13 anni di reclusione.
Spanò venne arrestato nel marzo del 2016. Sei le vittime accertate dell’infermiere che si spacciava per anestesista. Le immagini degli abusi sessuali erano state immortalate dalle telecamere piazzate dai carabinieri all’interno dell’ambulatorio dove l’ex infermiere aveva lavorato per sette anni. Il tutto dopo la denuncia presentata da una donna che si era svegliata prima del previsto e aveva notato qualcosa di strano. Nel corso del processo, è emerso inoltre che l’ex infermiere avrebbe filmato con il telefonino e salvato sul computer dello studio medico foto e filmati di alcuni abusi compiuti su pazienti incoscienti perché sotto sedazione.
Nel mirino degli investigatori in un primo tempo era finito anche lo stesso Milazzo, primario dell’ospedale di Salemi, per aver concesso a Spanò di operare come anestesista senza averne la qualifica. La sua posizione è stata però stralciata.
Il processo aveva subito un rallentamento perché Spanò ad aprile aveva chiesto la sospensione del processo con una istanza in cui affermava che la rilevanza mediatica del caso, dopo il servizio mandato in onda dal programma di Italia Uno Le Iene, e soprattutto i commenti su Facebook potevano influenzare giudici e periti. Per questo, aveva chiesto che il processo venisse affidato ad altro giudice. A luglio la Cassazione aveva però respinto l’istanza. A difendere le parti civili sono gli avvocati Francesca Lombardo, Vincenzo Forti, Calogera Falco e Ignazio Bilardello.