Assemblea a Ragusa. Un polo, nessun polo, tante perplessità e ancora poche risposte. All'ordine del giorno, però, un elemento nuovo: la facoltà chiuderebbe nominalmente a Catania ma i corsi continuerebbero
Chiude la facoltà, restano le lingue
Pur lasciando l’amaro in bocca e tante incertezze, l’assemblea tenutasi in aula Falcone-Borsellino, a pochi passi da piazza Duomo a Ragusa Ibla, ha aperto nuovi scenari sulla questione “corsi ad esaurimento”. Una piccola delegazione di studenti e personale tecnico-amministrativo catanesi ha potuto ascoltare dalla viva voce del senatore Mauro le ragioni del consorzio ibleo. Organizzatore e moderatore dell’assemblea, Paolo Pavia, rappresentante ragusano, è intervenuto per introdurre le tematiche da affrontare e ha sollevato fin da subito alcune questioni relative alla gestione della sede iblea, confermando le accuse rivolte alla facoltà di Lingue durante l’incontro con il Magnifico a Catania: «La facoltà è nata a Ragusa» – afferma – «anche grazie all’interesse di politici locali», cosa che è stata invece più volte smentita dal professore Pioletti e dallo stesso preside, Nunzio Famoso. Il nodo non è stato ancora sciolto e gran parte dell’assemblea è stata dedicata alla questione.
Pavia ha ribadito nuovamente i problemi del laboratorio multimediale di piazza Carmine, mai utilizzato i cui server, secondo Mauro, sarebbero stati “rubati” o più semplicemente destinati ad altri scopi. La situazione pare piuttosto confusa e lo stesso Famoso afferma: «il laboratorio non era stato creato per gli studenti ma doveva essere utilizzato nell’ambito della ricerca e per altri tipi di progetti sul territorio». Ribadisce, poi, che i fondi per la gestione dello stesso, ammontanti a 120.000 euro, non sono mai stati versati dal consorzio.
Pavia ha contestato anche il mancato esborso di fondi per il finanziamento di stages all’estero «che per gli studenti di Lingue orientali sono vitali, in quanto non possono usufruire delle borse Erasmus». Poi la parola passa a Giovanni Mauro che, dopo una breve excursus sul progetto di potenziamento dell’Università siciliana, ben poco aggiunge sull’organizzazione del futuro quarto polo. «Il Crus (Comitato rettori delle università siciliane) e il Crui (Comitato dei rettori delle università italiane) hanno proposto questa riqualificazione e noi ci stiamo adeguando», ha detto Mauro assicurando: «i soldi ci sono».
«Nessuno vuole togliere il corso di lingue da Catania», continua Mauro spiegando che la facoltà non esisterebbe più in quanto tale, ma l’insegnamento delle lingue non verrebbe meno. Queste l’elemento di novità emerso dall’incontro. Solo fino a pochi giorni fa, infatti, le cose sembravano stare diversamente. Il documento dell’accordo con transazione relativo alla chiusura della facoltà, diffuso tra l’altro da Paolo Pavia che non si è espresso in merito, prevedeva infatti il divieto di costituire nuovi corsi di lingue a Catania. E’ cambiato davvero qualcosa?
La replica del professore Famoso è stata dura e articolata, una vera e propria presa di posizione contro la riorganizzazione degli studi universitari in Sicilia che «non mi convince» – ha detto – «e dovrebbe essere discussa coinvolgendo tutti gli organi competenti e anche gli studenti. Questi enti non possono fare formazione superiore, lo sapevo, eppure ci abbiamo provato», confessa. «Questo quarto polo nascerebbe per il confluire di interessi pubblici e privati, ma le risorse dove sono? I tagli, compresi quelli ai fondi per gli stages dei ragazzi di Ragusa, sono conseguenza del decurtamento del Fondo ordinario per le Università (Ffo). Non abbiamo più soldi, a momenti nemmeno per la carta igienica, e il consorzio ci deve ancora una certa somma», continua il preside. La proposta di Famoso è quella di mantenere entrambe le realtà, «due facoltà, due territori», ma con un progetto valido e supportato da basi sia economiche che culturali.
Da risolvere, dunque, la questione inadempienze. Il balletto delle responsabilità sembra risolversi ancora una volta in un eterno scarica-barile, mentre Paolo Pavia ricorda che «un’inchiesta della magistratura è in corso e non è opportuno parlare della questione». La parola passa alla professoressa Sipione, ordinaria di filologia germanica e storia della lingua tedesca attiva sia a Catania che a Ragusa, la quale ha posto una serie di domande dirette al presidente Mauro: «l’ingresso dell’università Kore di Enna è una conditio sine qua non della creazione del quarto polo? Che fine faranno i decentramenti in attivo, come quello di Priolo Gargallo (Università di Messina)? Perché una fondazione? In cosa differisce dal consorzio? Ma soprattutto, perché questo potenziamento non prevede lingue a Catania, quali sono i veri motivi?».
Interrogativi che rimangono tali, per ora. La replica del senatore Mauro non ha fornito risposte concrete, solo una precisazione sullo status di fondazione che «è una soluzione prevista dal decreto Gelmini, non una nostra proposta», dice.
Fatto sta che varrebbe la pena chiarire in che modo il costituendo quarto polo contribuirebbe alla razionalizzazione dell’offerta formativa che le Università italiane sono state invitate a promuovere. «Una facoltà di Lingue costituisce un grandissimo sforzo economico», escordisce poi la professoressa Fabiani, docente a Ragusa. «Siamo stati costretti a cambiare la programmazione didattica per ben quattro volte quest’anno», denuncia. «I soldi non ci sono ed è una frase che sento da anni: durante la presidenza Cascone, questi mi disse che stavamo raschiando il fondo con le unghia».
Diversi interventi si sono susseguiti, altri docenti hanno espresso le loro perplessità, così come hanno fatto gli studenti, sia catanesi che ragusani. La domanda più ricorrente è sicuramente stata: «quali sono le risorse»? La risposta sempre una e una sola: «ci sono, sono soldi pubblici». Un’assemblea senza slogan seppur molto vissuta e dai toni accesi, insomma, ma che di strettamente informativo ha avuto poco, essendosi mossa essenzialmente verso arringhe difensive e accuse reciproche. Ne emerge il persistere di uno scontro Ragusa-Catania, alimentato da parole di troppo e mezze verità. Le informazioni sono date col contagocce e la stessa presenza della delegazione catanese è sembrata come «imbucata in una festa privata». Molti dei ragazzi presenti si sono dissociati dall’atteggiamento del moderatore Pavia mentre la mancanza dei chiarimenti attesi alimenta quella tanto indesiderata guerra tra poveri di cui si è più volte parlato.
Gli studenti iblei necessitano di risposte tanto quanto i loro colleghi catanesi. Risposte, queste, fondamentali per capire le possibilità, anche economiche, di un futuro quarto polo. Tutto è ancora incerto e, meno che mai, fissato su carta. E tra un “ignorante” e un ” disinfomato” si è consumata anche questa giornata