Tecnis, toni accesi ad assemblea lavoratori «Operai scommettono sull’ultimo sacrificio»

È stata un’assemblea «difficile» e dai «toni accesi» quella che si è svolta oggi pomeriggio, dalle 13 alle 15, nel cantiere dell’anello ferroviario in via Emerico Amari, a Palermo, tra i sindacati e una ventina di operai Tecnis. L’occasione per illustrare i contenuti dell’incontro avvenuto ieri con il commissario straordinario Saverio Ruperto e la stazione appaltante Rfi in prefettura. Un’assemblea «complicata», ribadiscono più volte le organizzazioni dei lavoratori – Ignazio Baudo Feneal Uil, Paolo D’anca FIlca Cisl e Francesco Piastra Fillea Cgil – come quando si devono informare gli operai che il cantiere riparte, ma senza alcuna certezza in merito alle cinque mensilità arretrate, attualmente congelate nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria delle imprese insolventi (legge ex Marzano). 

Proprio su questo punto Rfi ha dato la sua disponibilità, rivelando in una nota di essere ancora in attesa dell’emissione delle fatture da parte dell’azienda: «In merito alla vicenda Tecnis e alle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni sindacali relativamente al pagamento dei lavori svolti al 30 aprile, Rete Ferroviaria Italiana precisa di avere già espresso la propria disponibilità nel corso dell’incontro in Prefettura. Si attende solo il rilascio della fattura da parte della Tecnis stessa».

«È stato un’assemblea difficile – ripete D’Anca -, ma al momento non ci sono vie d’uscita perché o si riparte altrimenti diventerà un’altra incompiuta». Dal vertice in prefettura, richiesto durante la sua ultima visita a Palermo dal viceministro Teresa Bellanova, è arrivato il via libera alla ripresa dei lavori nei cantieri, a partire dal 24 luglio. Ma sul tavolo sono rimasti intatti i nodi sul futuro dell’azienda e l’incertezza sugli stipendi arretrati, senza dimenticare che Ruperto ha solo 180 giorni di tempo, dal suo insediamento, per presentare un piano credibile per il rilancio dell’azienda che naviga ancora in cattive acque. E i lavori sono fermi da mesi. «Noi scongiuriamo il fallimento – prosegue D’Anca -, ma c’è molto malumore tra gli operai che potevano scegliere di abbandonare il cantiere o continuare. Nella prima ipotesi avrebbero percepito anche la disoccupazione, ma è chiaro che scommettono su ultimo sacrificio e danno prova dell’ennesima di dignità».

I sindacati anche ieri hanno espresso cautela sull’esito dell’incontro  e auspicano che si possa trovare, nel frattempo, una soluzione per garantire le paghe per i lavoratori. «Cercheremo di fissare un nuovo tavolo di confronto in prefettura, per recuperare le somme pregresse. Ci siamo lasciati con la promessa di trovare una soluzione, senza dimenticare gli operai a tempo determinato che nel frattempo sono rimasti a casa, e oggi si trovano con lo stesso credito e senza contratto. L’auspicio – conclude – è che il cantiere riparta e che nel frattempo diventi un’opera appetibile per la cessione del ramo di azienda o che porti a termine i lavori nel più breve tempo possibile».


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