Sovrani e impostori nella prossima stagione del Biondo «Bilancio in attivo, ma servono garanzie su investimenti»

È dedicata al tema Sovrani e impostori la prossima stagione del Teatro Biondo di Palermo, con un cartellone fitto di omaggi dedicati a chi si è interrogato sulla fragilità del potere, declinato in tutte le sue forme. Si va dal Re Lear di Shakespeare (tradotto da Cesare Garboli per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, con Ennio Fantastichini) alla Medea di Euripide (con la regia di Luca Ronconi ripresa da Daniele Salvo con Franco Branciaroli), all’ “Enrico IV” di Pirandello, passando per il “Tamerlano” di Christopher Marlowe per la regia di Luigi Lo Cascio, fino al testo più controverso di Emma Dante, Bestie di scena.

Diversi gli omaggi a Pirandello, in occasione del 150/mo anniversario, da Liolà nato dal progetto di Moni Ovadia, Mario Incudine e Sebastiano Lo Monaco al Centomila, uno e nessuno di Giuseppe Argirò. Un cartellone che attraversa storie di ribellione ed esclusione, affrontando il colonialismo in epoca fascista, la Sicilia e i suoi cantori beffardi come Giuseppe Schiera, morto durante il bombardamento del 9 maggio del ’43 davanti al rifugio antiaereo di via Perez, e la storia di chi ha avuto il coraggio di dire no, come quei 12 professori universitari su 1200 che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al regime e che Claudio Fava racconta ne Il giuramento, prodotto dal teatro Stabile di Catania. Gli spettacoli in sala grande saranno 12, 15 quelli in sala Strehler. 

Con un parterre che annovera, tra i suoi interpreti, anche Neri Marcorè, Ottavia Piccolo, Salvo Piparo e Costanza Licata, abbonamenti più vantaggiosi e iniziative per gli under 25 – che potranno accedere agli spettacoli in sala Grande a 10 euro e a 5 euro in sala Strehler, in vista di Palermo capitale italiana dei giovani 2017- il Biondo prova a uscire da una stagione di crisi, come ha spiegato il presidente del consiglio di amministrazione, Giovanni Puglisi: «Con grandi sacrifici abbiamo chiuso il bilancio in attivo, appena 3963 euro, ma pur sempre in attivo. Qualcuno dice che con la cultura non si mangia, io non sono d’accordo, ma la cultura costa, non è senza oneri e presuppone investimenti». 

Puglisi pone l’accento sulle contromisure prese per chiudere in attivo: «Nel decennio 2007-2017 abbiamo avuto una riduzione del sostegno dei soci del 50 per cento, passando così da oltre 10 milioni del 2007 a poco più di 5 milioni nel 2017». Ma il costo maggiore è rappresentato dai tempi di attesa per vedersi assegnati i contributi pubblici: «In media nel decennio questo ritardo comporta un costo di 210mila euro l’anno – prosegue Puglisi – è questa la cifra che diamo alla banca perché possa anticipare le somme in attesa che arrivino i contributi». Regione e Comune sono due dei principali soci e il timore è l’incertezza all’orizzonte, tra un Consiglio comunale che deve ancora insediarsi, e una regione che a novembre dovrà rinnovarsi con le elezioni. «L’anno prossimo Palermo capitale della Cultura dovrà puntare su un orizzonte più ampio, questo dovrà farci ritentare la strada del teatro nazionale ma questo è possibile solo a due condizioni – avvisa Puglisi – un programma culturale alto, requisito che possiamo assicurare, e risorse certe per almeno un triennio. Quest’ultimo è l’elemento più sensibile. Sia chiaro, le risorse attuali non bastano: occorre certezza di programmazione e una garanzia sugli stanziamenti. Purtroppo le dinamiche pubbliche di Comune e Regione sono vincolate all’approvazione dei bilanci dei due organi assembleari, con tutto ciò che ne consegue».

«Da un punto di vista della proposta artistica Palermo non ha paragoni anche rispetto a una capitale del teatro come Napoli che non ha un cartellone altrettanto stimolante – ha sottolineato il direttore Roberto Alajmo – C’è un problema politico, bisogna decidere se il teatro a livello nazionale si deve fermare a Napoli o deve scendere più giù». Provano a rassicurare su questo, i due assessori presenti, Barbagallo per la Regione e Cusumano per il Comune. «Entro il 31 luglio arriverà il decreto che riguarda anche il Biondo», ha detto Barbagallo, che ha parlato del Biondo come di «un modello rispetto a tanti altri teatri pubblici». L’assessore regionale ha poi auspicato che il Biondo possa ritentare la strada che porta al titolo di teatro di interesse nazionale, ma la domanda va inoltrata entro dicembre. Intanto la prossima scadenza è quella che vede Palermo capitale della cultura, e Cusumano ha ricordato come al teatro Montevergini sia destinata «la biblioteca teatrale, lo spazio per i giovani, e la scuola diretta da Emma Dante, che sta avendo molto successo». 


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