Gli agenti stanno cercando di risalire ai vandali che hanno staccato la testa e una parte del busto alla statua del magistrato ucciso. Fino al 2013 le telecamere avevano ridotto il numero delle intimidazioni subite dalla scuola, che dal 2009 erano state numerosissime. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile
Raid vandalico contro la statua di Falcone Indagini su impianto di sorveglianza spento
La Procura di Palermo ha aperto un’indagine sul raid vandalico nella scuola Giovanni Falcone in via Pensabene, allo Zen a Palermo, e sul rogo di un cartellone con una immagine del magistrato posizionato davanti ai cancelli della scuola Alcide De Gasperi. Il fascicolo è stato affidato al sostituto Categoria Malagoli della Dda. Si cerca di risalire a chi ha compiuto il raid vandalico nella scuola Giovanni Falcone in via Pensabene, allo Zen. Gli investigatori stanno cercando di comprendere come mai l’impianto di video sorveglianza non fosse in funzione. Fino al 2013 le telecamere avevano ridotto il numero delle intimidazioni subite dalla scuola, che dal 2009 erano state numerosissime. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile di Palermo. Gli agenti stanno cercando di risalire ai vandali che hanno staccato la testa e una parte del busto alla statua del magistrato ucciso dalla mafia 25 anni fa che si trova all’esterno dell’edificio. Allo Zen negli ultimi anni sono in corso indagini per dare dei colpi allo spaccio di droga.
«Ho provato molto fastidio per la notizia di ieri, rilanciata a livello nazionale, sull’atto vandalico compiuto nei confronti del busto raffigurante Giovanni Falcone. Vorrei però ribadire che gesti come questo rappresentano sempre più spesso, ormai, una minoranza isolata rispetto a una città che sta andando in un’altra direzione». Ha detto l’assessore comunale alla Cultura, Andrea Cusumano. Anche il sindaco Orlando condanna i due raid definendoli «atti gravissimi, incivili e biasimevoli ed ho già disposto che le maestranze comunali si adoperino per il pronto restauro del busto di Giovanni Falcone. Ma, al contempo, vorrei parlare della Scuola Giovanni Falcone, di questa straordinaria esperienza didattica, civile e sociale in un quartiere, lo Zen, dove tanta gente per bene vive e subisce le conseguenze di queste minoranze che non si rassegnano alla legalità. Esprimiamo – ha concluso il primo cittadino – tutta la nostra solidarietà alla scuola ed al quartiere, cui va anche il nostro più sentito ringraziamento. Lo Zen non è un altro mondo: lo Zen è Palermo e Palermo è lo Zen».
«Ci sono troppe coincidenze per credere a ragazzate spontanee non suggerite da adulti – afferma il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco – Tutto questo avviene alla vigilia dell’anniversario della strage via D’Amelio – spiega – dopo quello di Capaci e dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. E nel momento in cui il Parlamento si accinge ad approvare le modifiche al Codice antimafia compreso le misure di confisca ai corrotti tra l’opposizione dei soliti noti e le perplessità garantiste di alcuni esperti subito strumentalizzate anche da forze della maggioranza».
Indagini sono in corso anche per un secondo atto vandalico: qualcuno ha bruciato un cartellone con una immagine del magistrato posizionato davanti i cancelli della scuola Alcide De Gasperi e che faceva parte di un gruppo di altri cartelloni che erano stati realizzati nei giorni scorsi dagli studenti della scuola di piazza Papa Giovanni Paolo II. «Desolazione, tristezza e sconforto perché pensavamo che, in tutti anni di educazione alla legalità, avessimo inciso maggiormente nell’animo dei cittadini palermitani. Invece poi,ci rendiamo conto che c’è uno zoccolo duro che resiste e che un’arroganza mafiosa che è sempre lì e sempre pronta a colpire in tutti i modi». Questo è il commento di Maria Giovanna Granata, dirigente scolastico della direzione didattica De Gasperi di Palermo, dove qualcuno ha bruciato l’immagine dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. «È stato uno sfregio fatto ad arte perché non è stato toccato nessun altro disegno né pensierini di bambini. È rimasto tutto lì immacolato. L’unica cosa danneggiata l’immagine dei due giudici, bruciati i volti al centro. Peraltro – aggiunge – quel cartellone era lì dal 23 maggio e nessuno lo ha toccato. Ci sono state manifestazioni, partite di calcio, ma nessuno lo aveva danneggiato. Ieri mattina un collaboratore scolastico si è accorto e mi ha informato di quanto successo. Abbiamo presentato denuncia alla polizia».
«Noi intanto andremo a rimpiazzare l’immagine bruciata – conclude – e ne metteremo altre immagini dei giudici perché non sono soltanto delle immagini ma dei valori e dei simboli di riferimento. Il compito della scuola è quello di formare coscienze civili,di educare al rispetto e alla legalità, al rispetto del bello. Vogliamo anche dimostrare che non ci si ferma di fronte ad un’azione di questo genere. L’impatto mediatico in queste circostanze dispiace perché queste persone che compiono tali gesti cercano visibilità e di dimostrare al territorio che esistono anche loro. E con questi gesti, nelle immediate vicinanze del ricordo della strage di via D’Amelio, forse vogliono dire che loro sono lì e che non è cambiato niente. Questo fa rabbia sia che si sia trattato di ragazzi che coltivano disvalori sia che si tratti, come ritengo più plausibile, di un gesto compiuto sotto la direzione di altri per rimarcare il controllo del territorio».