I corpi sarebbero stati trovati tra la Playa, Ognina e Aci Castello negli ultimi due mesi e che sarebbero stati inviati all'istituto zooprofilattico per i test sulle cause del decesso. La guardia costiera, però, smentisce questi numeri: «A noi è arrivata solo una segnalazione, ma possiamo lavorare a una strategia con i volontari»
«Ventisei tartarughe marine morte sul litorale» Enpa denuncia sospetti della mano dell’uomo
Ventisei tartarughe Caretta caretta trovate morte tra la Playa, Ognina e Aci Castello in quasi due mesi. È questo l’andazzo che sta preoccupando l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), che ha pubblicato sulla propria pagina Facebook alcune foto dei ritrovamenti. «L’istituto zooprofilattico non ci ha ancora fornito i risultati dei test effettuati sui corpi degli animali, recuperati dai nostri volontari un giorno sì e due no», spiega a MeridioNews Caterina Vaccari, guardia zoofila dell’Enpa, che parla di una situazione drammatica. «Domenica abbiamo trovato l’ennesima tartaruga – continua – stavolta non nella zona della Playa ma ad Aci Castello. Averne trovate tre con un amo in bocca, e una addirittura con un sacchetto in testa, ci fa cominciare a sospettare si tratti di un’azione mirata, guidata dalla mano dell’uomo».
Non sarebbe dunque colpa solo di coincidenze o dell’inquinamento, che sicuramente incide, ma i volontari stanno indagando per scoprire la vera causa del fenomeno. «È come se ci fosse la volontà di fare del male a queste tartarughe e non capiamo né cosa devono farci né il motivo per cui le lascino soffocare in mare. È un gioco? È cattiveria?», si domanda Vaccari. Che con l’amaro in bocca lancia un appello alla guardia costiera e ai pescatori: «Sono loro i primi osservatori del fenomeno e se dovessero vedere qualcosa o qualcuno possono contattarci 24 ore su 24 via telefono, Facebook o mail».
«Le persone che fanno questa cosa – aggiunge – devono sapere che noi, come Enpa, stiamo cercando di scoprire se c’è un responsabile dietro alle morti delle tartarughe. Finora abbiamo osservato ed è arrivato il momento di agire, non solo mandando gli animali all’istituto zooprofilattico per capire le cause del decesso, ma anche sensibilizzando l’opinione pubblica». Sono già tanti, infatti, gli utenti che hanno espresso solidarietà sulla pagina Facebook dell’ente, anche raccontando di alcune esperienze personali. «Va benissimo pescare – scrive qualcuno – Ma non così. Distruggendo tutto e fregandosene del prossimo. Non esistono le condizioni per fare una pesca sostenibile. A Catania si è sempre fatto ciò che si vuole, senza controlli».
«Una mentalità che non sta portando solo all’estinzione delle tartarughe – fa eco qualcun altro – ma anche alla fine dell’economia e del turismo». «Mi è capitato di chiamare la guardia costiera per centinaia di metri di reti stese anche a trenta metri dalla costa, che è illegale – aggiunge un terzo utente – Purtroppo non si è mai fatta viva. Praticano la pesca a strascico a pochi chilometri dalla spiaggia senza regole e nessuno fa niente». Proprio la Capitaneria di Porto, però, fa sapere che nei registri ufficiali dei casi relativi a tartarughe e cetacei questi numeri non risultano. «Nessuno ci ha mai comunicato niente – dicono – se non il fatto di domenica. Strano che l’Enpa non ci abbia chiamati, perché sa come funziona la gestione di questi animali. Possiamo metterci in contatto con loro per lavorare insieme a una strategia».