A scatenare nei giorni scorsi i timori della categoria e le preoccupazioni dei pazienti, l'importo di 9 euro al grammo per l’acquisto del principio attivo, stabilito dal Ministero della Salute, effettivo dal 18 giugno. Un valore inferiore a quello di mercato. Roberto Tobia Federfarma: «Fatto gravissimo, impedirà di aiutare i pazienti»
Prezzo Cannabis terapeutica, allarme dei farmacisti «È troppo basso, così sarà insostenibile venderla»
Un prezzo così basso da rendere per le farmacie «insostenibile» la preparazione e la vendita della cannabis terapeutica. A scatenare nei giorni scorsi i timori della categoria, l’importo di 9 euro al grammo per l’acquisto da parte dei farmacisti del principio attivo, stabilito recentemente dal Ministero della Salute con il decreto pubblicato lo scorso 3 giugno sulla Gazzetta Ufficiale. Una tariffa, tuttavia, che è inferiore a quello richiesto dai distributori per questa sostanza. Ad oggi, infatti, le farmacie acquistano le varietà importate dall’estero – dall’Olanda – a circa 10 euro più iva al grammo (12,50 euro), mentre quella prodotta in Italia costerebbe così 6,80 euro + iva (9 euro). Ma l’unico centro autorizzato alla produzione in Italia è lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che, attualmente, non è in grado di soddisfare il mercato.
«Il prezzo a cui noi acquistiamo il principio attivo è decisamente superiore a 9 euro – spiega la responsabile del laboratorio galenico della farmacia Amodeo di Palermo Cristina Amodeo – Così, tuttavia, diventa economicamente insostenibile produrlo e distribuirlo: dovremmo vendere a 55 euro un olio che a noi ne costa 80. Anche perché lo Stabilimento di Firenze non solo non è in grado di soddisfare la domanda, ma produce una sola tipologia delle 5 prescritte per le varie patologie: anche se volessimo comprarle tutte da loro, non potremmo farlo. Mi viene da pensare che al ministero si sono fatti male i conti o sono stati consigliati male, oppure si sta cercando di boicottare le terapie a base di cannabis terapeutica».
In effetti, il rischio – denunciato da Federfarma, che insieme alla Fofi (Federazione degli ordini dei farmacisti) e Utifar (Unione tecnica italiana farmacisti) hanno richiesto un tavolo tecnico al Ministro della Salute Lorenzin che dovrebbe incontrare a breve le associazioni di categoria – è di rendere poco conveniente per le farmacie la preparazione di questi prodotti. E che molti dei pazienti a cui viene prescritta la terapia di cannabinoidi – impiegati per la cura del dolore cronico come nel caso della sclerosi multipla e le lesioni del midollo spinale; nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; e per il Parkinson – possano rimanere senza a partire dal 18 giugno, data dell’entrata in vigore del provvedimento.
«La tariffa fissata dal ministero – spiega Monica Sapio, responsabile dell’unità operativa della terapia del dolore del Buccheri La Ferla -, lungi dall’essere il desiderato decreto per calmierare il prezzo della cannabis che sarebbe sacrosanto, non prende in considerazione i costi vivi per i farmacisti. Solo io in questo momento ho in cura 90 pazienti, per lo più affette da fibromialgia, e l’80 per cento di loro ha tratto grandi benefici dalla cannabis, mentre da altre cure non hanno avuto alcun vantaggio, senza dimenticare gli effetti collaterali. Il mio timore è che i farmacisti blocchino la vendita e sarebbe un disastro». Al momento, una boccetta da 50 ml di preparazione galenica in farmacia costa circa 105 euro: a questi occorre aggiungere 30 euro di analisi chimica prevista per legge che serve per determinare la quantità di principio contenuta. Un ulteriore passaggio che pesa sulle spalle dei pazienti mentre, già in altre regioni, anche se solo per alcune patologie, è a carico del sistema sanitario nazionale.
«Se fosse veramente così, sarebbe un disastro – ribadisce Sapio – un passo indietro clamoroso dopo la regolamentazione per legge della prescrivibilità dei famaci cannabinoidi: di fatto potremmo prescriverli, ma non si potrebbero trovare in vendita». Una preoccupazione che coinvolge tutta la filiera, in particolar modo le associazioni di categoria, come ribadisce Roberto Tobia, tesoriere di Federfarma: «Il prezzo fissato da ministero è inadeguato – dice senza giri di parole – perché più basso della cifra spesa dalle farmacie per acquistare il prodotto da impiegare nelle preparazioni galeniche». Al costo della materia prima, poi, «va aggiunto quello della lavorazione, del trasporto e il carico burocratico – continua – Ciò rappresenta un fatto estremamente grave nell’ambito di un aggiornamento dei prezzi di mercato della tariffa nazionale che si discosta da quello praticato dalle farmacie su territorio nazionale».
Per Tobia, impedirà di fatto alle farmacie «di aiutare tutti quei malati che hanno bisogno di questa terapia. Per questo motivo aggiunge, abbiamo chiesto al ministro Lorenzin un tavolo di confronto sia per l’aggiornamento di questa tariffa sta per quella dei medicinali che andrebbe rivista nel suo complesso. Benché la normativa preveda che la tariffa venga aggiornata ogni due anni per allineare gli importi all’andamento del mercato, gli importi oggi in vigore sono immutati da oltre vent’anni. In questo modo diviene sempre meno sostenibile economicamente la realizzazione delle preparazioni magistrali da parte delle farmacie – conclude -, con un crescente disagio per i pazienti».