Sono 410 uomini, 80 donne e 51 minori, soccorsi in due diverse operazioni avvenute il 6 maggio al largo della Libia. La motovedetta 271 della Guardia costiera fa la spola tra la nave militare Sirio e la banchina del molo di Levante, dove è in corso l'identificazione dei cittadini stranieri. È il secondo sbarco dopo quello di sabato
Migranti, in 541 sbarcano al porto di Catania Soccorsi al largo della Libia, anche 51 minori
Il totale è 541: sono i migranti soccorsi al largo della Libia lo scorso 6 maggio e che, in queste ore, vengono identificati al porto di Catania. Si tratta di 410 uomini, 80 donne e 51 minori salvati dalla nave Sirio della Marina militare italiana. A differenza delle normali operazioni di sbarco, stavolta l’imbarcazione militare non è approdata al molo di Levante ma si è fermata all’esterno dell’infrastruttura etnea. La motovedetta 271 della Guardia costiera si occupa di fare la spola tra la Sirio e la banchina, trasferendo di volta in volta gruppi di 60, 70 persone. La priorità di sbarco è stata data a donne e bambini, mentre gli uomini dovranno attendere ancora sotto il sole caldo di queste ore.
La nave Sirio non avrebbe fatto richiesta di ormeggio per ripartire più velocemente da Catania alla volta del mare aperto, per questo anche gli investigatori l’hanno raggiunta su imbarcazioni più piccole. Sarebbero saliti a bordo gli agenti della squadra mobile della polizia di Catania per sentire le testimonianze dei migranti. Si tratta del secondo arrivo nel capoluogo etneo in due giorni: sabato è toccato alla nave Phoenix della Ong Moas che aveva salvato 394 migranti.
Sulla Phoenix è arrivato anche il cadavere di un adolescente, di età compresa tra i 19 e i 21 anni, originario della Sierra Leone. Secondo quanto raccontato da Regina Catrambone, cofondatrice di Moas, il giovane sarebbe stato colpito da uno sparo perché non avrebbe voluto cedere il suo cappellino da baseball a un trafficante. Il quale, non gradendo il diniego, lo avrebbe ucciso. Il racconto sarebbe stato formulato da diversi testimoni che si trovavano sul gommone assieme alla vittima. La versione del colpo d’arma da fuoco sarebbe stata confermata dal medico legale che avrebbe effettuato la prima ispezione cadaverica. Dalla Ong fanno sapere che con il ragazzo morto viaggiava anche il fratello, che avrebbe assistito all’omicidio.