Vengono definite «piccoli ospedali mobili» e sono fondamentali per consentire un intervento tempestivo. A essere preoccupati dalla drastica riduzione prevista nel nuovo piano regionale sono i sindaci. La testimonianza di Accorinti: «Mio padre morto per un ictus, quando non c'erano quelle medicalizzate»
Rete ospedaliera, critiche dai medici del 118 «Tagli alle ambulanze un rischio per i pazienti»
«Non si sbraita, non si grida». Questa la linea scelta dai medici del 118 che ieri, nella sede dell’Ordine, si sono riuniti per spiegare il loro no alla nuova rete ospedaliera. Un piano che taglia undici ambulanze delle 37 attualmente distribuite tra Messina e provincia. E delle 26 che rimangono la metà viene messa in strada priva di medico. Una decisione che «mette a rischio vite umane», come sostiene il direttore della centrale operativa del 118 di Messina, Domenico Runci.
E la pensano cosi i medici che operano quotidianamente sui mezzi di emergenza come Marcello Savasta o Daniele Marino che sono intervenuti ieri per spiegare il danno che si provocherebbe. Proprio loro che si trovano sulle ambulanze e intervengono quando il cellulare squilla non riescono a comprendere la logica di questo nuovo piano. Hanno provato a spiegare ai sindaci della provincia di Messina cosa comporterebbe alle singole comunità il nuovo sistema che mira a ridurre le spese nelle intenzioni di chi lo ha proposto, ma che va a sovraccaricare le strutture ospedaliere con un danno soprattutto per i pazienti.
A cominciare dal fatto che non sarà più possibile garantire i tempi di intervento previsti per legge. Venti i minuti entro cui deve arrivare un’ambulanza se la chiamata è extraurbana, otto se proviene dalla città. Ma se le ambulanze diminuiscono ci sono interi territori che ne restano scoperti. «Con il taglio delle ambulanze medicalizzate pensate cosa accadrebbe se ad esempio una persona colpita da ictus a Francavilla dovesse aspettare un mezzo da Santa Teresa di Riva – spiega Runci -. Si tratta di pazienti che vanno trattati entro 120 minuti dalla diagnosi. Se sul posto arriva un’ambulanza senza medico, la diagnosi verrà fatta solo dopo l’arrivo al più vicino ospedale». E di criticità come queste ne sono state evidenziate tante. Ad ascoltarli c’erano una quarantina di sindaci che hanno deciso di sottoscrivere la petizione che chiede di apportare dei correttivi alla rete. Anche perché quello messinese risulta un modello «invidiato dagli altri sistemi 118 provinciali siciliani e nazionale».
I sindaci presenti hanno sottoscritto un documento redatto dalle principali organizzazioni sindacali di settore (Snami, Fimmg e Smi) con cui viene congiuntamente richiesto un incontro urgente con l’assessorato alla Salute. La petizione è stata poi consegnata al sindaco Renato Accorinti che ha cominciato il suo intervento dicendo di sapere bene quanto sia importante il tempo nelle emergenze. «Mio padre è morto di ictus a 64 anni nel 1985, allora non c’era il sistema di ambulanze medicalizzate che c’è oggi», ha detto il primo cittadino. Un sistema che dal dottore Daniele Marino è stato paragonato a un ospedale. «Le singole ambulanze sono come piccoli ospedali che si spostano sul territorio», ha spiegato. E di questi ospedali Accorinti non intende perderne alcuno. «Chiedo di mettere da parte le ideologie politiche e uniti lottare per mantenere tutti i medici. I tagli vanno fatti con criterio, perché in caso contrario – ha concluso il primo cittadino metropolitano – invece di risparmiare si finisce per spendere di più».